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sformò una zona paludosa e boschiva in fertilissime campagne a marcite e risaie. In altre regioni e in epoche molto più recenti era stata già iniziata la bonifica di estese zone paludose; bonifica per colmala (cioè per innalzamento del suolo prodotto colla deposizione delle torbide degli stessi fiumi impaludanti) o per prosciugamento (per mezzo di macchine idrovore, che sollevano le acque stagnanti nei terreni che non hanno deflusso, incanalandole in corsi d'acqua naturali o artificiali più elevati). Tale opera di riscatto fu continuata e intensificata col sussidio del governo italiano, specialmente in questi ultimi decenni. Ampie zone della Toscana, del Grossetano, delle Paludi Pontine, del Ravennate, del Ferrarese, del Veneto per centinaia di migliaia di ettari furono bonificati. La bonifica agraria va di conserva colla bonifica igienica, rispondente alla regolazione delle acque impaludanti, e a misure preventive e curative (chinino) contro il principale flagello, la malaria. Estese zone costiere, ch'erano ridotte inabitabili, furono trasformate in fertili campi, con cascinali e villaggi sorti sul pesto. Ora il Governo Nazionale ha affermato un programma di bonifica integrale di tutto il paese.
Un altro coefficiente umano di miglioramento delle poco favorevoli condizioni naturali è Yirrigazione artificiale, con acque derivate dai fiumi in canali, e da questi distribuita su ampie estensioni. Diffusa specialmente nella Valle del Po, per la maggior abbondanza e perennità di corsi naturali, e specialmente nell'alta pianura padana a terreni molto permeabili (p. 384: Canali Cavour, Villoresi, Naviglio Grande e Marte-sana), essa è pure molto estesa in alcune zone della Sicilia (versante settentrionale e orientale) per la coltivazione degli agrumeti. 1 grandi laghi artificiali che si stanno costrut do nel massiccio della Sila (Calabria), il grandioso bacino del Tit , in Sardegna, e altri minori in costruzione e in progetto nell'Italia meridionale, mentre daranno energia elettrica per lo sviluppo di industrie, varranno anche a far rinascere coli'irrigazione estiva la floridezza antica in zone ora quasi abbandonate, (p. es., la costa di Cotrone e Sibari per gli impianti della Sila, il Campidano di Oristano per quello del Tirso).
Siamo però sempre al principio di quest'opera di rivalutazione del territorio italiano, di cui la parte coltivata a cereali rappresenta poco più di un quarto (7, 6 milioni di ettari) della superfìcie produttiva, e ha dato fino a questi ultimi anni un rendimento medio per ettaro (per il frumento da 11 a 12 quintali secondo l'andamento delle stagioni) molto più basso di quello