terreno e vegetazione nei.le diverse regioni d'italia 398
ospitare le radici delle piante superiori, è tanto lenta, che in tutte quelle montagne, nelle quali si siano verificati (p. e. in seguito a disboscamento) il dilavamento e l'asportazione degli strati terrosi superficiali, il neoformarsi di un terriccio presenta delle gravi difficoltà e sopratutto una lentezza estrema. Infatti in molte località delle Alpi del Piemonte, dell'Appennino ligure, di quello vogherese, si vedono monti nudi e franosi di colore ocraceo o nerastro (sassi rossi, sassi neri, gravina rossa, ecc.), testimonii evidenti della difficile degradabilità di certe rocce.
Condizioni analoghe a quelle dei serpentini presentano spesso le montagne calcaree e dolomitiche, che tanto sviluppo hanno nelle Alpi centrali e orientali. Quivi lo strato di terra vegetale, spesso assai fertile e di solito sottile, è il risultato di lunghissimi periodi di degradazione, e, per le ragioni accennate a proposito delle rocce magnesiache, di lenta e difficilissima ricostituzione. Lo dimostrano le rocce denudate delle Alpi e delle Prealpi costituite da calcari, e le petraie del Carso, un tempo coperte di foreste ed ora ridotte a nude rocce per la quasi impossibilità di ricostituire il sustrato degradato atto allo sviluppo di piante superiori.
La catena appenninica, che fiancheggia la valle del Po, è costituita nelle parti esterne da rocce in gran parte sedimentarie, marne, arenarie, argille, argille scagliose, che costituiscono dal punto di vista della formazione del suolo vegetale una entità affatto caratteris+ica. Salvo le arenarie che sono più resistenti, le altre rocce sopra accennate sono, come si e visto nel Capitolo precedente, assai friabili ed estremamente sensibili all' azione dell' acqua, specialmente perchè essa vi esercita un'azione spiccata di rigonfiamento, con formazione di una massa fangosa, tenace, quasi vischiosa, diffìcile a lavorare cogli strumenti agricoli, che nei perit 'h secchi cede lentamente l'acqua, e si contrae alla fine screpolandosi largamente.
Dal punto di vista della vegetazione un tale terreno è poco permeabile, e non può utilizzare le piccole piogge, che invece vi scorrono superficialmente, ma in compenso conserva a lungo l'acqua che lo imbeve, ciò che è importante, data l'aridità estiva che vi domina per il regime oceanico delle pioggie (pag. 390). Lo stabilirsi del mantello vegetale è ostacolato dalla compattezza della crosta superficiale e dalla difficoltà che vi incontrano le radici nell'attraversare un terreno così povero di meati; ma una volta sviluppatesi, esse costituiscono una salda