1,'jnvaslonk glaciale
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alpini si fusero in ghiacciai d'altipiano, si allungarono entro le valli e si espansero ampiamente in pianura formando ghiacciai pedemontani (pag. 223), si fusero in enormi masse, dello spessore di migliaia di metri, trasformando gran parte d'Europa e d'America in immensi inlandis, paragonabili all'Antartide e alla Groenlandia attuale.
Questo grandioso fenomeno si rinnovò più volte nel periodo geologicamente molto breve dell'èra quaternaria: si alternarono cioè fasi di espansione e di ritiro, periodi glaciali e periodi interglaciali, dovuti indubbiamente ad alternative di clima freddo-umido e di clima caldo-asciutto. Nei periodi interglaciali immense fiumane dovute allo sciogliersi dei ghiacciai rimaneggiavano i depositi del precedente periodo glaciale e si scavavano in essi alvei terrazzati (pag. 211); il vento, che aveva facile giuoco sul minuto materiale morenico, lo accumulava in potenti depositi eolici di loess (pag. 169): si ristabiliva una flora e una fauna nelle regioni abbandonate dal ghiaccio.
Dallo studio dei terreni glaciali o fluvioglaciali della regione circumalpina, risulterebbe, secondo i geologi tedeschi, che nèlle Alpi il fenomeno di invasione si ripetè ben quattro volte; che si ebbero cioè quatti/j periodi glaciali separati da tre interglaciali. L'ultima invasione sarebbe molto recente, si può dire ¦¦preistorica, tanto che non possiamo asserire con certezza di non essere tuttora in un periodo interglaciale. Sul numero dei periodi nei vari centri glaciali non è tuttavia concorde l'opinione dei geologi, non mancando chi sostiene Vunità dell'èra glaciale, in quanto considera i ritiri come affatto parziali e transitori, e chi nei depositi delllT'uropa e dell'America settentrionale, e anche della valle del j.xo, non riconosce che due invasioni glaciali.
Poiché la distribuzione delle terre e dei mari era già alla fine del Pliocene stabilita nelle linee attuali, i terreni quaternari, che possono essere oggetto del nostro studio, non sono che terreni continentali: solo in piccole zone costiere sono venuti ad emergere per sollevamento lembi di terreni marini recenti, mentre è evidente che altre zone di terreni continentali si sommersero. Così si spiegano i Fjord della Norvegia, che sono vere valli sommerse: la stessa valle del Po, che è una conca ricolmata di alluvioni, sotto le quali il pliocene marino più recente non si trova che a 100-200 m. di profondità, è la prova di uno sprofondamento verificatosi durante il quaternario.