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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano, 1929, pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   220
   ghiacciai
   dove la temperatura è assai prossima al punto di fusione (per l'alta pressione, questo è alquanto inferiore allo 0°), e dove quindi è più fàcile il rigelo, che non in superficie. Il ghiaccio superficiale, più rigido, assoggettato a sforzi diversi per la diversa velocità dei suoi punti, facilmente si spezza, e si formano quindi crepacci (specialmente presso i bordi, e dove più ripida è la pendenza), spesso molto profondi (flg. 88), perchè la frattura iniziata in superfìcie si propaga entro la massa. I crepacci sono però una particolarità della superficie del bacino oblatore: nel bacino collettore, se si formano, rimangono riempiti e risaldati dal
   nuovo ghiaccio che li ricopre. Questo carattere distintivo dei due bacini, unito all'altro della permanenza della neve fresca sul bacino collettore e a quello della presenza di blocchi rocciosi sul bacino ablatore, mentre nel collettore sono inghiottiti, servono a meglio definire la posizione su ogni ghiacciajo della linea delle nevi perpetue che divide i due bacini.
   Il tipo più semplice di ghiacciaio è il Ghiacciaio di pendio; una estensione di ghiaccio che copre un versante lino a discendere sotto il limite delle nevi perpetue.
   Un campo di ghiaccio coperto di neve, tutto al disopra di questo limite, non può chiamarsi a rigore Ghiacciajo, ma Nevajo. Esso è una