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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano, 1929, pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   FORMAZIONE dì tJN feACINO IDROGRAFICO
   '205
   66. Formazione di un bacino idrografico. — Possiamo spiegarci il modo come un sistema di corsi d'acqua, confluenti ad un fiume hanno modellato il bacino idrografico (pag. 195), che lo contiene, immaginando di risalire col pensiero a un momento iniziale, in cui tale lavoro di modellazione si inizi.
   Immaginiamo cioè che si inizi il lavoro delle piogge su una regione sollevata da un bradisismo. Dalle vette e dalle creste più elevate scende l'acqua di dilavazione (pag. 179), che si raccoglie, entro le cavità iniziali dei versanti, prima in rigagnoli, e questi poi in corsi più cospicui, capaci di erodere. Ognuno di questi corsi si scava quindi un suo canale, e lo approfonda progressivamente, trascinando a valle il materiale di disgregazione anche grossolano. Abbiamo allora un torrente, che è costituito da un bacino superiore dove si raccolgono le acque di dilavazione, detto bacino o collettore o circo, e da un canale.
   Più torrenti convergono a formare un torrente più ampio, e di potenza erosiva maggiore, che si scava quindi un canale più ampio, o valle, e che generalmente, appunto per la maggior forza erosiva, si accosta più rapidamente alla condizione di equilibrio, ed è a pendenza più dolce di quella dei torrenti affluenti. Questi, sboccando nella valle a pendenza più dolce, perdono della loro velocità, della loro forza di trasporto, e abbandonano quindi gran parte del materiale che è convogliato entro il canale, e che si accumula davanti e attorno allo sbocco in un semi-cono col vertice allo sbocco stesso e la base sul fondo della valle. Questo cono di depositi dicesi Conoide di dejezione, ed è col canale e col circo uno dei caratteri normali di un torrente (fig. 80).
   Più torrenti di valle confluiscono in altri torrenti ancora più potenti e che si scavano una valle maggiore, e così via, finché si forma un corso d'acqua, che, per la sua importanza, può chiamarsi fiume.
   La distinzione fra torrente e fiume non è ben definita. Secondo alcuni essa deve fondarsi principalmente sul regime (pag. 197), chiamandosi torrenti i corsi dlacqua che presentano piene più rapide e accentuate conseguenti alle piogge, intercalate da magre, pure accentuate, e anche da periodi in cui rimangono a secco; fiumi i corsi d'acqua perenni, con piene meno repentine e magre non molto povere. Secondo altri invece la distinzione deve fondarsi principalmente sulla pendenza e sulla velocità che ne deriva, chiamando torrenti i corsi d'acqua in cui la pendenza è superiore a 3,6 per mille (3,6 m. di discesa ogni 1000 in, di decorso), fiumi quelli a pendenza inferiore.