160 FENOMENI DI VULCANESIMO SECONDARIO
da assumere la rigidità di un corpo solido, sia cioè in condizione di fluidità latente. Ogni diminuzione di pressione, che si determini in un dato punto, per la formazione di una frattura nella crosta di strati sovrastanti (o anche semplicemente per uno sforzo stirante a cui venga sottoposta la roccia in una data zona o regione interna) determinerebbe nella prima ipotesi la fusione, nella seconda ipotesi la ripresa dello stato di fluidità attuale.
Così si formerebbero, nell'una ipotesi o nell'altra, delle zone o cellule di roccia fusa, che sarebbero focolari vulcanici. In questo fondersi, comunque si intenda il fenomeno, della roccia, si svolgerebbero facilmente gas e vapori, che darebbero la forza esplosiva per la quale la lava si apre l'uscita attraverso gli strati sovrastanti. La maggior parte dei vulcanologi dà particolare importanza al vapor d'acqua, che si ammette in quantità di gran lunga predominante su tutti gli altri gas, e ne spiega la presenza come effetto di filtrazione delle acque del mare attraverso le fratture e le fessure della roccia. Ma tale teoria, difficilmente ammissibile per molte ragioni, verrebbe contraddetta dal fatto che in parecchi vulcani, tra i più attivi, il vapor d'acqua, se pur non manca affatto, si presenta in proporzioni affatto secondarie, e verrebbe completamente demolita qualora si confermasse, par gli argomenti ai quali ho accennato (pag. 150-151), che questa è la regola e non l'eccezione. Secondo Ponte nelle recenti eruzioni dell'Etna (1928) mancava anche la tensione dei gas.
La piccola profondità degli ipocentri dei terremoti vulcanici, anche nelle regioni vulcaniche attualmente inattive (come quello di Casamicciola del 1884, sotto l'Epomeo), dimostrerebbe che i focolari vulcanici sono di regola non molto profondi. Ma il mantenersi dell'attività vulcanica per lunghissimi periodi di tempo e il suo ravvivarsi dopo lunghi periodi di quiete, danno argomento per credere che i focolari stessi più superficiali siano in comunicazione con una sorgente più profonda e più ampia, che mantiene o ridà l'alimento ai focolari stessi, che dopo una eruzione violenta e abbondante, dovrebbero ritenersi altrimenti esauriti. Ciò si accorda coll'ipotesi, che secondo alcuni sismologi moderni è confortata dalla lunghezza delle onde sismiche principali, della esistenza di uno strato magmatico, sotto alta pressione, fra la crosta solida superficiale, e il nucleo metallico centrale (pag. 59). Ma siamo, ripeto nel campo di pure induzioni, che attendono la conferma da maggior corredo di fatti osservati.
52. Fenomeni di vulcanesimo secondario. — Se intendiamo, secondo la nostra definizione di vulcano (pag. 139), come vulcanico ogni ricambio di materiali dagli strati profondi alla superficie, entrano nell'ambito del vulcanesimo altri fenomeni, che pur non hanno un nesso evidente colle manifestazioni vulcaniche studiate finora. In molti casi tale nesso è suggerito dal fatto che i fenomeni stessi si verificano o in vicinanza di vulcani attivi o quiescenti, o in terreni di costituzione vulcanica, formati cioè da eruzioni vulcaniche di epoche anteriori; ma in alcuni casi gli stessi fenomeni si