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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano| 1929| pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   FENOMENI ERUTTIVI 144
   una di queste nubi era stata investita Saint-Pierre e quale fosse la sua temperatura è provato dal fatto che oggetti di vetro accennarono a un principio di fusione. Forse Pompei fu investita da una nube ardente. Questa è costituita da sabbie e gocce di lava| mantenute in sospensione da gas e vapori ad alta temperatura| da loro stesso emessi durante il raffreddamento| che le consolida in lapilli.
   La prima fase esplosiva di un vulcano fu denominata| a giusto onore| fase pliniana; in essa viene lanciata in aria una grande massa eterogenea costituita 1.° dai frantumi dei materiali solidi che ostruivano il cratere| o che sono strappati alle pareti del cratere stesso| il quale viene generalmente assai allargato; 2.° da brandelli e gocce di lava che l'esplosione stessa strappa alla massa lavica che sta sollevandosi entro il cratere; esse| raffreddandosi rapidamente nell'aria| si consolidano in lapilli| se si tratta di piccole gocce| o si rivestono di una crosta scoriosa| se si tratta di masse laviche più grosse| formando le così dette bombe ; 3.° da gas a vapori lanciati con grande potenza e che trascinano con sè fino o grandi altezze i materiali più leggieri| come sabbie e polveri (scorrettamente chiamate ceneri) di rocce frantumate| e i lapilli; e anche masse più voluminose| ma molto leggiere| perchè porose| che sono il prodotto di consolidamento della scoria o schiuma superficiale della lava| e che diconsi pornici.
   In un periodo eruttivo completo| alla fase pliniana succede una fase di dejezione| nella quale la lava| sollevandosi nei condotti craterici| trabocca e si espande all'esterno in correnti| o colate. Queste scendono lungo i fianchi del monte vulcanico con velocità e su distanze variabili a seconda della massa| e della maggiore o minore fluidità della lava stessa| nonché della pendenza del versante su cui scorrono.
   In alcune eruzioni però questa fase manca| esaurendosi l'attività eruttiva nell'esplosione pliniana.
   Così nei 1883 l'isola di Krakatoa| nell'arcipelago'della Sonda| fu quasi completamente demolita da una spaventevole esplosione| che scavò al suo posto un bacino di mare profondo in media 200 m. e ne lanciò nell'atmosfera i detriti polverizzati| con prodotti vulcanici (pomici| lapilli| ceneri) per un volume complessivo che fu calcolato di 18 chilometri cubici. Non seguì effusione di lava| la quale era stata probabilmente lanciata in frammenti e goccioline che rapidamente consolidarono. Le polveri minutissime furono diffuse dalle correnti aeree in tutta l'atmosfera terrestre determinando fenomeni ottici (tramonti rossi) su tutta la terra.