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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano, 1929, pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   TREMITI PRELIMINARI E ONDE PRINCIPALI 133
   molto più ampia era di 2,3 Km. I sismografi più lontani, a parecchie migliaia di chilometri di distanza, danno invece sempre velocità notevolmente superiori e crescenti fino a raggiungere gli 11 Km.
   Anche l'intensità decresce colla distanza con una legge complessa: in un'area centrale di certa ampiezza essa è presso a poco eguale alla massima (area pleistosimica), poi diminuisce molto rapidamente, ma a distanze molto grandi, dove l'intensità è piccola, la diminuzione si fa sempre più lenta.
   È evidente che l'estensione dell'area pleistosimica e dell'area a rapido decremento di intensità dev'essere tanto maggiore quanto maggiore è la profondità dell'ipocentro, perchè in tal caso la distanza di questo dai punti della superficie attorno all'epicentro varia con legge meno rapida. Quindi un terremoto, anche forte nell'epicentro, come fu quello del 1884 a Casamicciola nell'isola d'Ischia, ma il cui effetto vada rapidamente smorzandosi colla distanza (il terremoto citato fu appena sensibile a Na poli) ha certamente un'origine molto poco profonda. Su questa legge della variazione dell'intensità il Dutton fondò anzi un calcolo della profondità dell'ipocentro e avrebbe trovato sempre una profondità entro pochi chilometri. Egli suppone però che le vibrazioni irradiino rettilineamente dall'ipocentro in tutte le direzioni: altri invece, ritenendo che le rocce più profonde siano più compatte e più elastiche delle superficiali, e in esse la velocità di propagazione sia maggiore, suppongono che le vibrazioni vengano rifratte, come i raggi di una stella attraverso l'atrno-sfery, e seguano perciò una direzione curva, concava verso l'alto; in tale ipotesi, ormai confermata dagli studi più recenti, trovano profondità molto maggiori per l'ipocentro, ma sempre dell'ordine di decine di chilometri.
   42. Tremiti preliminari e onde principali. — I sismogrammi (cioè le curve registrate dai sismografi) raccolti a grande distanza dall'epicentro, presentano la particolarità che in una prima fase rappresentano vibrazioni piccole e rapide (tremiti preliminari, fig. 46), in una seconda fase onde più ampie e più lunghe (onde lunghe o principali). La durata dei tremiti è tanto maggiore quanto maggiore è la distanza, e da essa si deduce approssimativamente la distanza dell'epicentro dalla stazione di osservazione. Così a 2200 chilometri essi durano circa 5 minuti, 11 a 4400, 20 a 6600, 29 a 8800, 38 a 11000. A partire da una certa distanza si vede poi che i tremiti si dividono in due gruppi, (Primi e Secondi Tremiti) separati da un periodo di quiete relativa, e che anche il secondo gruppo si distacca dall' inizio delle onde principali. Anche questi intervalli di relativa quiete crescono col crescere della 'istanza.