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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

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a cura di Federico Adamoli

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   H signor Teòtimo, sfogliati gli appunti che aveva innanzi, prosegui: Or passo a dire di due pittori bolognesi, nato l'uno da un cantore da processioni nel 1575, l'altro da un calzolaio nel 1582. Quegli fu Guido Reni, questi il Domenichino.
   A tali nomi s'alzò un bisbiglio d'ammirazione nell'uditorio, perchè Guido e il Domenichino erano cogniti al maestro, al segretario e perfino all' organista. Gli altri dell' adunanza fecero s(tto d'acconsentimento, seguendo l'iniziativa ricevuta dai primi.
   ^ — Guido e il Domenichino, seguitò il narratore, per diversa via pervennero all'eccellenza del dipinto. Usciti entrambi dalla scuola di Ludovico Carracci, Guido si mostrò più risoluto, imagmoso, spedito ; il Domenichino più accurato, calcolatore, finito. Guido rimbrottato dal Calvari (suo primo maestro), ne lasciò la scuola, e passò a quella di Ludovico ; il Domenichino, percosso a sangue dallo stesso Calvari, tremava di farsi vedere al genitore, nella tema di ricevere da questo l'aggiunta alla derrata. Il Domenichino si fece agnello, e cadde preda de' lupi, che a Napoli specialmente ne fecero strazio e gli accelerarono la morte; Guido era un mastino che le insidie dei lupi seppe mandar vane.
   — L'hanno divorato i lupi Domenichino? domandò Biagio.
   — Parlo di lupi figuratamente; voglio dire che i suoi nemici gli fecero guerra rabbiosa.
   — Birbanti I