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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Tdgtio &r Tónfo! — E batteva col pagno sulla eornice delle mostre. — Fermati, proveremo ; entra in bottega e aeeònciatì meco. — Benvenuto entrò, lavorò, mutò aspetto, si fece ilare e giocondo. Aveva scelto bene la sua professione, e divenne il primo orefice,, il primo cesellatore del mondo. Lavorò molto a Firenze, a Berna, in Francia. Fece statue di bronzo, vasi preziosi, monili principeschi, còfani stupendi.
   — Oh fuante cose!
   — E fu di più artigliere. Infetti, quando; nel 1527 il Contestabile di Borbone assaltava Roma al tempo di Clemente VII, il nostro Cellini, dalla mole # Castel sant'Angelo, sparava i sagri e le colubrine, e,sfracellava i nemici.
   — Alla largai disse Biagio. — E il signor Feòtfmo così finì la narrazione. j
   —. Ei n dipinse tale qaale sentiva di essere, cioè animoso come un granatiere francese, vendicativo, come una vipera, superstizioso in sommo grado, e. pieno di bizzarrie e di capricci. Ei si dipinse tale nella feua .Vita, persuaso sempre di dipingere un eroe. Quella strana pittura di sè stesso riesce piacevolissima ai leggitori, perchè si vede chiaro che non è fatta a studio, ma che è dettata da una fantasia infocata e rapida, e eh*egli ha prima scritto che pensato.
   Tutto l'uditorio a questo racconto non aveva zittito* perchè la vista d'una grande imagine riempie di meraviglia e di stupore.
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