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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 118 -
   dal pulpito ; laonde tenendo una falsa traccia, smarrisce il retto cammino. — Coś dice l'Alighieri : e voi che siete nati con disposizione all'industria, all'agricoltura, al traffico, e a niente altro, non dovete mettervi al dipinto od alla scultura, cui natura non vi chiaṃ. Infatti, che figura farebbe il signor Marco, se invece di scriver gli atti del municipio volesse innestare i gelsi o i ciliegi, o potar le viti, o trebbiare e ventilare il grano? Che figura farebbe il signor Diodato, se invece d'istruire i ragazzi nelle lettere e nei numeri, si mettesse a cuocere pentole o ad affilare coltelli? E che sarebbe d'un uomo 'di lettere, che fosse condannato a protocollare, o a metter carte nelle scatole di un archivio, o a trarle dalle buste e portarle in volta? Nato ad una cosa, ne farebbe un'altra, e non potrebbe farla che male. Coś è di voi, ottimi giovani; state contenti a quelle cose cui natura vi ebbe disposti, e farete bene. — Che ne dite?
   — Dico che ha ragione, rispose Isidoro. E tutti gli altri gli fecero eco.
   Dopo un po' di silenzio il signor Tẹtimo prese a dire :
   — Oggi finiṛ di parlare di artisti celebri, i quali nacquero poveri. Sono dieci; e di mano in maqo ne udrete i nomi e un po' di storia. *
   — Comincieṛ da Benvenuto Cellini, tanto valente, quanto strano : il quale fu orefice, scultore, fonditor di bronzi, e scrittore schietto e singolare. Nacque Benve*