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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 112 —
   — Sì vuol dire che camminava un po' storto, coma colui che non aveva uguale forza in amendue le gambe.
   — Ho inteso.
   — Il padre, eh' era una testa balzana, e che aveva militato sotto le bandiere di Carlo VIII di Francia (uno de1 tanti stranieri che vennero ad affliggere questa misera Italia divisa e debole), rivalicò le Alpi, e lasciò il bambino ad alcuni parenti, affinchè ne facessero quello che loro talentasse. Costoro, o perchè non avessero modo, o perchè non volessero quella briga, l'affidarono dì e notte ad uno speziale, che gli faceva pestar la china ed impastar la triaca.
   — Disgraziato!
   — Il ragazzo, per naturale inclinazione, in men di un anno dipinse di prospettiva e di figura tutto il laboratorio farmaceutico; laonde lo speziale pensò d'acconciarlo con pittori. Lo pose infatti con Andrea dei Cerri, col Ghirlandaio e col Vaga: e di qui gli venne il prenome di Pierino del Vaga. Con questi maestri lavorava a giornata, ed era pagato male; per la qual cosa pensò a studiare nottetempo il disegno, per farsi valente, e poter lavorare del proprio, anziché a conto d'altri. Avendo disegnate con diligenza alcune sue invenzioni, le vendette ad un signore, che le fece vedere a Raffaele da Urbino, il quale maravigliò di &nta abilità in un ragazzo, e lo fece andare a Roma, dove lo sperimentò sì nel disegno, sì nel colore : laonde il volle tra' suoi giovani a dipingere le famose logge del Vati-