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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   nella neve, ed aiutato da altri faneiulli, fece la bozza di un Martorio di otto braccia. A tal vista il pittore si fu meravigliato, non tanto di ciò che fece Baccio, quanto dell'animo che egli ebbe avuto di mettersi a bì grande lavoro. E dal gigante di neve passò a quelli di marmo; e molto operò, acquistandosi nome e fortuna. — Siete contenti ?
   — Contentissimi, sicché la preghiamo a non finirla così presto.
   — Dirò dunque di Giovanni da Udine.
   — Oh Udine ! sdamò il segretario, il signor Marco Vèneti, quando mai potrò rivederti! Oh! mio caro paese, oh mio desiderato paese ! — Si commossero gli astanti a questa dogliosa esclamazione del segretario, e formarono voti affinchè presto si componessero le cose d'Italia, ed egli potesse rivedere que' luogi in cui passò i suoi primi giorni lieti e sereni.
   Calmàti gli spiriti, il signor Teòtimo ripigliò: Giovanni da Udine era figlio d'un cacciatore, e andando fuori col padre a pigliare uccelli e quadrupedi, copiava in disegno cani, lepri, capre, pernici e cornacchie, tutto insomma che gli veniva sott'occhi. Suo padre, per farne un artista, se lo staccò dal fianco, e lo condusse a Venezia, affidandolo a Giorgione da Castelfranco* Statovi alquanto, volle passare a Roma per veder le opere di Michelangelo e di Raffaello; e diventò l'amico di questo ultimo, nelle cui tavole dipinse utensili, vasi e strumenti d'ogni maniera. Morì Raffaello, ed egli proseguì a di-