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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   il quale rispondeva: grazie, grazie! ma perchè mi fate gli evviva?
   E quella gente radunata si sbellicava dalle risa a quel grazioso qui prò quo.
   Ricondotta l'attenzione in quel circolo villereccio, il signor Teòtimo diè uno sguardo alle cartine che teneva innanzi, e prosegui. Ora vi dirò di Pietro Yannucci da Città della Pieve, il quale andò e stette a Perugia lungo tempo, sicché fu detto il Perugino. Costui voleva studiare pittura e farsi grande, ma nella sua povertà mancando di tutto, dormì per lungo tempo in una cassa, e fece di notte giorno, lavorando assai, meditando assai, buscandosi prima il pane scarsamente, poi abbondantemente. Il bisogno lo spronò al lavoro, all'industria. Egli non si curò di freddo, di disagi, d'incomodità, di fatica, di rossore, sperando sempre, e dicendo quasi a proverbio: dopo il cattivo verrà il buon tempo; e venne! Pietro perugino levato in voce di eccellente, guadagnò danari, e insegnò mirabilmente. E sapete voi qual fu il migliore de' suoi allievi? Lo sapete?
   — Ce lo dica, ce lo dica !
   — Fu Raffaello da Urbino.
   .— Oh! l'orbino!... per dieci... e due dodici!
   — No l'orbino, da Urbino, che è una città delle Marche, dove nacque Raffaele, il più nobile e più leggiadro pittore che fosse mai.
   — Oh!!!
   — Andiamo oltre. Andrea Mantegna, insigne pittore