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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 104 —
   — Et ego quoque, disse il signor Filippino, organista.
   — Se sono stati a Firenze avranno dunque veduto lo stupendo campanile di santa Maria del Fiore.
   — Altro che l'abbiam visto!
   — Ebbene, quel campanile è opera di Giotto.
   — Capperi!
   — E Carlo Y quando lo vide, ebbe a dire che meritava di essere conservato in una custodia di cristallo.
   Qui il narratore fece una breve pausa, sfogliò le sue cartoline, e ripigliò: In una nicchia del campanile di Giotto vedesi una statua d'uomo tutto calvo, che popolo e non popolo chiama il zuccone.
   — Me lo rammento, disse il cartaio.
   — Questo zuccone fu scolpito in marmo da un Fiorentino ch'ebbe nome Donato, e che generalmente è conosciuto sotto il nome di Donatello. Nacque sul 1B75, e mori nel 1458. Figliuolo di genitori poverissimi, fu raccolto nella sua fanciullezza e fatto studiare «dalla nobile famiglia Martelli. Disegnò e scolpi da grande maestro; ed univa al maraviglioso delF esecuzione la semplice- imitazione dalla natura. Divenne agiato, e fu libéralissimo. Teneva i denari in una sporta sospesa al palco, e ciascuno dei suoi allievi ne pigliava l'occorrente senz'altro dire.
   — Yiva i ladri! sclamò Leonzio.
   — Non rubavano, prendevano col consenso del maestro; e dirò di più che non ne abusavano. Se egli era di buona fede lo erano anch' essi. Ancora giovinetto,