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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   palazzi dei patrizi, entrerebbe tui giorno senza profumi di cerimonie nelle signorili abitazioni, e vi sarebbe accolto e festeggiato come fratello, e si assiderebbe a ì^gionamenti scientifici cogli nomini più dotti dell' età sua, cui darebbe consigli intorno alla scienza dei minerali ed all'arte ceramica? Eppure è cosi. L'industre Giacomo era ancora scienziato; e a lui si debbono le due fabbriche di buona e fina terraglia che si hanno adesso a Bologna. —
   — Nè altro aggiugnerò di quest'uomo, bastando ciò che n'ho detto.
   — E visse molto ? chiedeva Biagio il pentolaio.
   — Settantanni; essendo morto nel gennaio del 1820. Le sue industrie però non sono morte, e durano vigorose, e dureranno ancora per lunga stagione. — Siete contento, Biagio?
   — Contentissimo. 1
   «— Si può egli levarsi in onore anche nascendo sto-vigliaio ?
   — Non ne dubito più.
   — Aggiugnerò una breve parola, poscia do a tutti la buona sera. — A Usseglio, sulla cima del Piemonte, visse uno stovigliaio, che discese a Torino, dove nel 1801 gli nacque un figliuolo. Questi lasciò il mestiere paterno, e si diede a studiare. Entrò in un collegio, e fu poeta; uscì, e fu storico, erudito filosofo. Questo raro ingegno vivo ancora, e studia sempre, e scrive sempre, ed è da tutti consultato a Torino in opera di