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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 96 —
   — Forse. — La buona madre pensò ad allogare gli orfanelli. Il tenue lor patrimonio converti in denaro, poi discese coi suoi bimbi a Bologna, e qualche cosa sarebbe. — Giacomo si piaceva di terre, di marne, di vasi, di vernici. Faceva lo stovigliaio, ecco la sua vocazione.
   — Brava la mamma!
   —• Nella terra natale, che contava appena dugento anime ed il parroco, si camminava due miglia per incontrare dieci uomini;, a Bologna Giacomino Muzzi trovò tanta gente che fu per dar volta, credendo che per lui non vi fosse più posto. Ma c'era per lui, e seppe trovarlo. Alla fine poi non era un Ottentotto, ma un Bolognese che ritornava a casa sua.
   Ha detto ottanta... totto 1 domandò Bartolino.
   — Ho detto Ottentotto; e sono gli Ottentotti certi uomini selvaggi, che abitano le terre più basse della America meridionale. — Sono uomini, insomma, di lontanissimi paesi. — La madre di Giacomo, che aveva scandagliato la profondità del suo ingegno, lo mise operaio in una fabbrica da maioliche a porta S. Yitale.
   — Che c'è ancora? interruppe Biagio.
   — Sì sì, c'è ancora. E Be vive questa fabbrica dopo più d'un secolo, si deve al merito di Giacomo Muzzi. Egli vedeva i lavori di quella fabbrica, e diceva fra se : si deve far meglio! — E studiava la qualità delle terre, la bontà delle vernici, la finitezza del lavoro; studiava il piròmetro delle fornaci, la chimica de' colori, l'eie-