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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — E quanti?
   — Otto. Cinque morirono fanciulli; tre crebbero a virilità. Due di essi avevano il naso, gli occhi, la bocca e la pancia, poco più, poco meno come hanno gli altri nomini ; ma il penultimo ebbe qualche cosa di più.
   — E che cosa?
   — L'ingegno del naturalista, la volontà indefessa dello studio, un' affezione tenera e provvida della famiglia, un complesso insomma di bellissime doti.
   — Caro, carissimo I
   — Ei nacque il 25 di luglio del 1750. I suoi genitori non istettero molto a pensare se dovessero nomarlo Alfredo, o Dagoberto, o Dunstano, od Oscar, od Atlante, e vattene là con cento nomi barbarici. Era nato il bimbo nel dì di S. Giacomo; ed ecco il nome che gli posero.
   — Yiva la semplicità e la schiettezza !
   — Suo padre non lo mise a veruna scuola. Fosse pregiudizio o buon senso, non volle che studiasse l'abbiccì. Probabilmente aveva veduto un qualche maestro che lavorava meglio di nerbo che di lingua; che da quel covo nomato scuola uscivan più bruti che ragazzi ; avea veduto... Non so che avesse veduto. Il fatto sta che condannò il suo Giacomino a perpetua ignoranza.
   — Disgraziato!
   — Però non fu così. Giacometto aveva appena otto anni, quando suo padre gli mancò.
   — Provvidenza !