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— E a far che a Pavia? dimandò Leonzio.
— À studiare.
— Ma non poteva a Milano?
— Non poteva, perchè a Milano mancano le scuole pei dottori e per gli avvocati.
— Ho capito. #
— Quando il giovane parti da Milano per Pavia, aveva seco sedici svanziche, e nulla più.
— Poveretto!
— Raccomandato ad un avvocato, fece il copista, e peggio. Stentò la vita, lavorando da martire, e studiando a un tempo filosofia. Alle scuole fu una meraviglia. — Non basta. — Ebbe onori. — Non basta. — Diventò dottor di leggi, divenne avvocato.
— Bravo, bravo, bravo!
— Allora scrisse a sua madre: mettete fuoco ai cesti e alle casse da frutta ; venite a Pavia, e vivremo a-mendue comodamente. — Non ebbe risposta!
— E perchè?
— Perchè sua madre era morta! !
— Oh sventura!
— Rimasto solo e sconsolato, non cessò di studiare : venne in voce di valente e d'onesto, trovò clientela, si fece largo tra* compagni, risplendente fra i luminari del Foro. Ebbene...
— Ebbene?
— Oggi si trova a Torino.
— Impiegato?