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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   paura. Cosi il Malaspina, saggio ed istruito, temperante negli affetti, e maestro altrui di temperanza, salvò da morte un innocente, e provò col fatto quanto possa sull'animo degl'ignoranti un uom dabbene, che sappia rendersi popolare.
   — Bravo! Bravo! fu il grido unanime della comitiva.
   — Viva il facchino, gridò Leonzio.
   — Viva il signor Teòtimo! gridò il segretario. E il valentuomo narratore fu ringraziato con un battere di mani veramente fragoroso.
   Fatta breve pausa, egli prosegui. A Milano quaranta anni fa, era un ragazzo che aiutava a sua madre, povera fruttivendola a portare in piazza le patate, i pomidoro, le carote, ed altri prodotti dell'orto e del pomaio. Questo ragazzo faceva però di malavoglia siffatti servigi; e diceva: mamma voglio studiare. La buona donna rispondevagli : attendi ai cesti dèlia frutta, e non pensare più in là. Ed egli ripeteva: mamma, voglio studiare. In breve, leggi e scribacchia, qualche cosa imparò. Posto alle scuole vinceva tutti di sapere; ma, per vivere, convenivagli faticare in piazza. E faticava! Alla fine, dotato d'ingegno straordinario, ed istruito a sufficienza per poter entrare alla filosofia, disse alla genitrice: Mamma, vi voglio aiutare da buon figliuolo; voglio far sì che nella vostra vecchiaia non abbiate più a rompervi le costole sotto il peso de' cesti nè a intirizzirvi sul mercato delle erbe. Ma per giungere a tanto, convien ch'io vada a Pavia.