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— Eppoi, osservava il cartaio, la fatica gli dava l'arrosto, e la letteratura, così in sulle prime non avrebbe forse potuto dargli che il fumo.
— Perfettamente.
— Infatti il mestiere del facchino gli dava tanto da poter vivere con parsimonia, e da comprarsi ancora buoni libri, o studiare. Di mano in mano però ch'ei si nutriva del pane dell'intelletto, toccavagli compassione dell'ignoranza de' suoi compagni di mestière che n'erano affatto digiuni ; e pepò di soccorrere alla loro povertà. Prese perciò a pubblicare un giornale pel popolo, che intitolò U facchino, dove esponeva in istile semplice e schietto esempì e tratti di virtù, insegnamenti elementari, aneddoti della storia d'Italia, e quanto potesse ritrarre gli uomini dalle esorbitanze e dalle bassezze, facendoli temperanti, dignitosi, e civili.
— Oh il bravo facchino !
— Nei giorni di festa poi, per distogliere i compagni dal gavazzare e dall' ubbriacarsi, li radunava in una sala del Caffè Elvetico, ove dava loro elementari, ma ben sensate lezioni.
— Come fa lei, disse una voce della comitiva.
Oh no, per certo : il Malaspina dava veramente lezioni; io narro vite di poveri diavoli, che vennero in eccellenza. Le sue eran cose d'assoluta utilità, le mie sono curiosità storiche, e poco meno che pettegolezzi.
Oh ! che dice mai! rispose il segretario. Ella ci narra esempì lodevoli e imitabili; chi e'instilla buone cose