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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   senza entrare nei fatti altrni, nè contraddire alle opinioni degli uomini. — Era un savio perfetto!
   Stando a Bologna, fino al 1881 od in quel torno, . imparò molte lingue e non pochi dialetti ; e recatosi poi a Roma, e fatto monsignore e cardinale, non mutò costume, proseguì coll'usata semplicità, coll'antica parsimonia, schivo delle pompo, degli onori, degli inchini. Solo si affannava di imparare nuove lingue : al qual fine si recava ogni giorno al famoso Collegio romano, dove sono giovani di qualunque terra del mondo, dai quali imparava ciò che ancora non sapeva, cioè nuove lingue ed infiniti dialetti. — Insomma, se volessi dirvi di quest'uomo maraviglioso, non la finirei mai più. Egli visse 74 anni, studiando sempre, raccogliendo notizie linguistiche, ordinando libri di lingua, facendo indici ragionati, ma sempre sull' argomento delle lingue. — E quando morì, nel 1849, lasciò ai nipoti poche sostanze, se ne togliamo la sua privata libreria, ch'era un vero tesoro. — Amici, se v'ho dato fastìdio colla mia narrazione, Ve ne chieggo scusa, io l'ho fatto per fin di bene, e spero d'essere compatito.
   Il signor Teòtimo diede il segnale agli altri battendo le mani: e per tutta la sala si levò un plauso concorde, sonoro, col quale fu posto fine a quell'utile e piacevole trattenimento.
   Buona gente, disse il signor Teòtimo uscendo; ornai sarà l'ora del desinare. Deve mancar poco al mezzodì.