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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 75 —
   andarsene di Spagna, e ritornò in Italia, dov'ebbe nn rabbuffo da! Papa, e fu chiuso in un convento a far penitenza.
   — Ecco il dito di Dio, osservò il maestro di scuola.
   — Certamente. Avvezzo l'Alberoni a raggirare, tentò però d'assoggettare alla Chiesa la piccola Repubblica di S. Marino : ma il buon senso di quelle genti seppe evitare le insidie, talché lo Stato rimase libero, e l'Albe-roni n'andò scornato.
   — E ben gli stava! sciamò il cartaio.
   — Ne altro più fece : ma ritiratosi presso Piacenza nel comune di S. Lazzaro, ivi fondò il Collegio che porta il suo nome, ed ivi morì nell'I752, avendo 88 anni.
   — La bàlia noi soffocò, disse l'organista.
   — Nè il demonio dell' ambizione, soggiunse il signor Teòthne.
   — Ho voluto abbozzarvi questa vita, disse il Parroco, purché vediate come l'ingegno possa innalzare il povero a stato ragguardevole, e come la smania di primeggiare tragga spesso gli uomini al precipizio. Che ne dite?
   — Io dico, saltò su Biagio, che lei la sa lunga.
   •—Grazie!
   — E che ci ha fatto un gran piacere con queste storie, aggiunse Leonzio.
   — Oh sì; per dieci... e due... dodici, eonchiuse Bartolino.
   — Il buon parroco, dirigendo intorno gli sguardi e