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E Don Ambrogio seguitò. Morto il Yendòme, la corte di Parma nominò PAlberoni suo agente a Madrid, dove seppe tanto insinuarsi nell'animo di Filippo V, che ne divenne ministro e padrone.
— Eh ! già il mondo è degli scaltri, osservò il signor Marcellino : e chi sa a quali imprese arrivò Don Giulio.
— Niente altro che conchiuse il matrimonio del re di Spagna, con Elisabetta Farnese, ereditiera del Ducato di Parma. Questo affare di gran momento gli guadagnò la protezione della regina, e l'ambizione di lui non ebbe più limiti. Fatto cardinale, pensò di ricuperare alla Spagna i possedimenti perduti in Italia, e tenne pratiche coi principi italiani per abbattere l'austriaca pre-poderanza.
— L'osso era duro, interruppe il segretario ; e per roderlo e stritolarlo non bastano i denti d'un solo ministro.
— Infatti la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda collegate, gli attraversarono i disegni; ma egli non si sgomentò e con un cplpo di mano, tolse all'Austria la Sardegna, ed occupò la Sicilia. Di più, indettatosi coi liberali di Francia, voleva atterrare il reggente, e convocare gli Stati generali, cioè Convertire la monarchia in in una specie di repubblica. Scoperta la congiura, tutto andò in conquasso, e la stella dell' Albereni tramontò.
— Chi più vuole meno ha, disse l'organista : e tutti fecero eco al signor Filippino.
— Da quel tempo (e fu nel 1719) PAlberoni dovette