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allo studio iu Bologna, poi in Francia, dov'ebbe a maestro Pietro Abelardo, uomo di grande ingegno e di gran nome, ch'era detto con riverenza il dottore.
— Caspita! sclamò gl'organista.
— Ma Pier Lombardo fu più dottore dì lui; imperocché meritò il nome celeberrimo di Maestro delle sentenze. Ei fu teologo e professore, e di grado in grado salì alla dignità di Vescovo di Parigi.
— Vescovo?
— Di Parigi?
— Appunto: tanta fu la sua dottrina e la sua virtù. Ivi poi morì nel 1164: e la sua memoria rimase in siffatta venerazione fra i teologi di Parigi, che ogni anno rammemoravano con rito funerale la sua morte; e nessuno poteva laurearsi in divinità, se non assumeva diploma e titolo sulla tomba di Pier Lombardo.
— La mi fa celia! sclamò il cartaio.
— Dico da senno, rispose p. Ambrogio. E questo vi mostri l'alta stima in che fu tenuto l'insigne italiano.— Ma tanto basti di Pier Lombardo.
— E ce n'è altri di bravi preti?
— Oh sì per certo.
— Allora, disse il signor Teòtimo, sarebbe tanto cortese di farcene parola?
— Ben volentieri, rispose il parroco, e ripigliò:
— Sanno essi dove sia Fiorenzuola ?
— Io so dov'è Firenzòla sull'Apennino toscano sopra Scarperìa, ma dove sia Fiorenzuola non so.