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Figli del popolo venuti in onore
Operetta storico-morale
Salvatore Muzi
Tipografia Scolastica di A. Vecco e Comp., 1867, pagine 216

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 70 —
   Bada ai magali ehe non si sbandino, e scaglia sassi tra i rami delle qnercie, sicché ne caschino le gallozze. — E che fare? — Il fanciullo sospirava... sospirava... ma faceva il porcaro! — Alla fin fine quella vita gli divenne insopportabile. Non mangiava, non dormiva, smaniava-* voleva studiare! Ed era vera, ed era buona vocazione.—
   Un frate francescano lo domandava al padre per istruirlo, e tanto disse, tanto insistè, che il villanzone alla fine lo lasciò ^andare al convento, quantunque non ci avesse fede, e scotesse il capo, da quell'ignorante che egli era. E qui taglio corto : il porcaro andò a Pesaro e v'imparò filosofia; passò a Ferrara, passò a Bologna, e fu teologo, e fu commissario dell'Ordine suo.
   — Càspita!
   — Alla fine, nell'aprile del 1588, dopo la morte di Gregorio XIII, fu eletto Pontefice, e assunse il nome tanto famoso di Sisto V.
   — Oh, oh ! levossi rumore per tutta la sala.
   — Sisto... che non la pe... perdonò neanche a Cristo ; per ...dieci e due dodici!
   — E per questo poi si sono dette di un tal Papa mille fandonie : e Pomponio Leti, che ne scrisse la vita, fece un mosaico di vero e di falso con aperta impudenza. Certo è però eh' ei fu un gran furbo, e che faceva credersi un dappoco per venir eletto Pontefice. Creato Papa, gittò la gruccia a cui soleva appoggiarsi, e si eresse diritto sulla persona. Il cardinale De Medici, che andò ad ossequiarlo, gli disse : < Vostra Beatitudine