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tare, veniva invitato spesse volte alle mense dei ricchi; ma egli si diportava cosi decorosamente, che l'arte e la povertà di Ini furono tenute in onore. Ferchò questo gH riuscisse, non cercò mai i segreti di nessuno: non volle che ricchi scioperati bazzicassero per casa sua : a ninno servì di zimbello, a ninno di mezzano. Ricusò di fare il bravo ed il 'cagnotto...
— Che? che?
— Di fare il sicario.
— Ah!
— Poiehè non volle mai armi, salvo le lime, i martelli e il suo fedel violino. Non fu presuntuoso, sfacciato,, adulatore; non andò mai dove non era invitato; non seppe mostrare bianco per nero, ma sempre al pane disse pane, carne alla carne, e in tutta sua vita snocciolò schiettamente la verità.
— Viva il ferraio! Bclamò l'arrotino.
— Viva Giulio Cesare, ripetè la comitiva.
— Viva la lira! per dieci... e due dodici, gridò da ultimo Bartolino.
— Queste due vite d'artigiani, prese a dire il maestro, mi hanno assai edificato ; e mi rallegro con lei, signor Teòtimo, che abbia saputo trarlo fuori dal tarlo e dalla polvere di qualche antica libreria.
— Non le ho tratte io, rispose il signor Teòtimo; e lascio indovinare a lor signori chi me le abbia procurate.
— Non saprei...