Gli elementi dell' « Appendice »
LXVII
gono e superano la ventina di richiami - senza dire che «beltà», non era stata nemmeno registrata, e quindi non « beltade », né « beltate » ; il superlativo assoluto di « gentile », per un altr' esempio, ha i due soli accenni al Convivio e manca di pur uno de' trenta alla Vita Nuova; per accennare a qualche lacuna, « menzione », che nella prosa ricorre una dozzina di volte, e « conseguènza » o « convenènza », « coreggière », « posporre », che si leggono pur nel poema, furono già qui dimenticati.
Tutto questo, e insieme quant' altro s'è via via osservato, chiaro dimostra come non potesse più oltre differirsi un tributo quale il presente all'opera del Poeta che, sei secoli compion ora, « sentiva la novissima onnipotenza di questa gloriosa e benedetta lingua d'Italia; sentiva in sé la forza di magnificarla su tutte le altre, di far con lei quel che non era stato mai fatto con alcuna » : ed ecco qui,
legato con amore in un volume,
il documento di quella virtù, il vario e ricco strumento di quella forza. Certo, volto l'animo a tanto patrimonio, chi se ne dimostrò il più legittimo depositario, e per l'altissima poesia sacra e per la limpidissima prosa popolare, a siffatto retaggio volto l'animo, il Manzoni affermava2): «Dante ha creato un'Italia intellettuale; in ciò la sua gloria d'esser padre della patria».
') Giosuè Carducci, Opere, Vili, 8 (Bologna, Zanichelli, 1893).
2) Ved. il cit. articolo del Giornale stor. della lett. ital., p. 356.