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Prefazione
precedenti; se il vocabolo d'undici sillabe, infatti, oggi addotto, sia pure per celia, quale endecasillabo, è
precipitevolissimevolmente,
con l'armonia del primo dei tre nostri il vocabolo cui ricorse Dante per simile nopo, è
so vramagnificentlssi inamente,
con l'armonia del terzo fra'riferiti - già più rara presso il Petrarca, oggi rarissima 1). Varietà cui non trovo s'accenni nei trattati, invece, quelle che in tre gruppi qui raccolgo, secondo che il solo o il principale accento sembri sulla quarta, sulla settima, o sull'ottava:
D'acqua e di fronde, che si chiamò Ida (Inf. xiv 98), Già surto fuor della sepulcral buca {Purg. xxi 9). E quel che segue in la circonferenza {Par. xx 49), Fossimo presi per incantamento (Canz. s. xxxii 2): Degli angeli che non furon ribelli (Inf. iii 38), Non basta perché non ebber battesmo (iv 35), Allor, come di mia colpa compunto (x 109), Veramente da tre mesi egli ha tolto (Purg. ii 98) ; Parea che di quel bulicame uscisse (Inf. xii 117), E come per lo naturai costume (Par. xxi 34), A voler eh'è di veritate amico (Canz. c. x 2), Iacob porgere la superna parte (Par. xxii 71).
') Fatta eccezione - s'intende - per il D'Annunzio, che, nell'endecasillabo almeno, limita « l'allegra vagabondezza degli accenti » rilevata dal Pastonchi (v. Il Corriere della Sei-a del 26 ag. 1903, num. 233). - La figlia di Jorio del poeta abruzzese offre i due versi che, per gli argomenti qui trattati, riferisco :
Come per il telaio la navicella (a. I, se. ili), Uomo di miserioordia, anche questo (II, lii).