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Enciclopedia Dantesca
Volume III - Vocabolario-Concordanza
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hepli Milano, 1905, pagine 667

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Prefazione
   Se l'analogia, però, valesse a giustificare ogni traviamento individuale degli amanuensi, quale idioma avrebbe più - a dire col Poeta (Conv. II xiii 25) -un'iarte di grammatica'? E se questa 'prim'arte' (Par. xii 138), se ' l'uso in grammatica' (Conv. IV vi 19) ha un valore anche presso noi, e valore di si lunga tradizione, la lingua di Dante vien quivi offesa 1 pur da color che' - come il Witte- ' le vorrian dar lode
   Tantae molisf mi devo chiedere io stesso; ma, non fosser altro che sole e vere e proprie « minuzie » co-teste, certo è che sono costantemente rilevate da chi pur tali le designa; e chi le rileva, lamenta di vederle perpetuate in un testo « accuratissimo », come questo - intorno al quale, infatti, il Moore spese « i sonni e i polsi » di tutta la sua nobile vita. Io devo e voglio poi qui attestare che l'illustre editore inglese delle opere di Dante dà fra queste correttissime, anche nelle « minuzie » via via qui rilevate, le italiane e insieme le latine per le quali non s'affidò in parte a'testi altrui: non può additarsi, per esempio, nessun'edizione del Convivio più corretta della sua - rispetto alla lingua, s'intende, ché del testo non si tocca qui, o se n'è toccato (§ 4) soltanto per accennare al comune consenso di lodi ch'esso raccolse.
   14.° Ora procediamo, pur entro i modesti limiti grammaticali, all'ortografia (cfr. p. xlv) e all'ortoepia. Nello spoglio che della Concordanza dantesca fe' trarre lo Scartazzini dall'opera del Fay, c'incontriamo, ad esempio, in un « udi », oppure in un « od' » : ' Ohe cose son queste ? ', vien fatto di chiedersi - col Poeta -all'italiano; il quale, affrettando la soluzione dell' ' enigma forte ', leggerà a suo luogo :