Incoerenze oi-tografiche
XLV
IO.0 Or sia lecito qui esprimere la fiducia che il presente volume possa avviare gli editori, specialmente stranieri, delle opere di Dante all'unitā ortografica di che esso rivela un'assoluta e stridente negligenza. Corrano pure insieme-se si vuole-beneficio e benefizio, desiare e disiare, dimandare e domandare, giovane, giovene e giovine, maraviglia e meraviglia, pose epuose, secreto e segreto, sanza e senza, ecc., a seconda dei casi; ma abborre e aborre Alagna e Anagna, ciciliano e Sicilia, contraddire e contradire, imaginare e immaginare, inebbriare e inebriare, voci simili di si varia ortografia, troppo spesso alternate nella stessa opera ed anche nella medesima parte d'un'opera 2), sembrano sconvenire. E vogliano il Moore e il Toynbee, cosi benemeriti pure della lingua e grammatica nostra, vogliano imporre ai loro tipografi l'adozione del nostro sillabario3). Mende che non vanno ascritte, invece, a tipografi, ed assai frequenti presso il Beck - per
') Nel Vocābol., io l'offro con doppio b anche in Inf. xxxi 24.
!) Si vedano le ultime due, per esempio, al Par. xxvii 3 ; xxx 67 o nella Vita Nuova, xxiii 166, 171 (cfr. sempre questo Vocabolario).
3) Se dis-crezione, dis-ordinazione, dis-pliceat, ad es., sono divisioni etimologicamente ragionevoli, illogiche diventano poi di-sformata, di-spiacque, di-spietato (cfr. Conv. I, xi 2; v 9, 35 ; III ix 12 ; IV v 19 ; Mon. I xiv 12) ; sempre errate, invece, altr'-alma, apos-tolo, congi-unta, com'-io, d'-Adamo, figliuoli, ghi-accia, inchi-ostro, las-ciato, Malates-tino, mestiere, nell'-umana, s'-accorge, schi-atta, senec-tute, sic-com'-č, un'-ombra, vostr'-arti (cfr. V. N. xxiii 287 ; Conv. II ili 12 ; IV iv 80 ; pp. 462, 477 ; le altre, qui alle cit. voci) ; peggio ch'errate, ostiche agl'italiani: sdeg-noso, sig-netur, sig-nifi-cata, tus-oanus (p. 487) e, per finire, frances-cani (p. 456).