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Prefazione
varianti principali o le frasi e forme piti rare -, ma doveva cessare per le comunissime lo spoglio parziale, presso il Fay chiuso da un « sovente » e presso lo Scartazzini da un « ecc. » che gli toglie ogni valore. Meglio, invece, fermare e compiere l'osservazione su voci, pur d'uso comune, per gli speciali loro significati: come l'i, pronominale, per «gli», singolare (lat. illi) e « li » o « gli » plurale; il mentre, per « fin tanto (che) » ; il per, in luogo di « a cagione, nonostante, per quanto »; il poi, come congiunzione causale o temporale, per « poiché » ; e non dimenticare, con l'avverbiale negativo, quel monosillabo affermativo che valse a designare il ' bel paese ' e il suo idioma al tempo de ' i primi che dissero in lingua di si '1).
8. Tutto ciò io tentai qui, a simili altre voci rivolgendo un attento esame, non meno che, talvolta, a dizioni singolari ; e avrei pur voluto rilevare molte frasi via via frequentemente ripetute. Delle nove volte, ad esempio, in che la voce aperte nel poema ricorre, le sei vien presso ad ali; non meraviglia, quindi, che la meccanica dei copisti, l'abbia ripetuta - per farle raggiunger la decina - anche all'In/, v 83, sostituendovela a quell'alzate che ha il torto di non ricorrer altrove, nelle opere di Dante, mai. Anche gli emistichi ripetuti, nel poema e nel canzoniere, son
') Vita Nuova, xxv 42-43. - Meriterebbe pur attenzione il vario uso in Dante della « particella ché, arrendevolissima nella bocca dal popolo e nella penna di tutti i buoni scrittori trasformabile in mille guise » (Raffaello Caverni, Voci e modi nella D. C. dell' uso popolare toscano. Firenze, 1877, p. 46).