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Ķ di boschi densi solcati da viali, interrotti da chioschi, e in basso, alla
Ķ ' del mare, gettano toni chiari su quella verde armonia.
Lā dove il golfo di Trieste schiude il suo pių intimo seno, la baia di Panzāno, sopra uno sprone rupestre, erto sul mare come la prua d' una nave, sorge il castello di Duino.
La possente torre quadrata che fu dei Romani, s' innalza da una triplice cinta di mura, rincalzate da bastioni e da altre opere di difesa d' e-poche diverse. Dalle terrazze aperte sugli spalti si ammira il mobile, vasto piano del mare che spazia lontano fino alle isole basse della laguna gra-dense, fino alla linea grigia, sinuosa della costa istriana. Da un lato Trieste s'allarga, bianco fantasma, sulle rive ' e sui colli ; dall' altro il Timāvo apre il ventaglio delle sue braccia lucenti al sole nella tranquilla monotonia della pianura.
Sopra uno scoglio pių basso, clfe uno stretto ponte di rocce congiunge alla terra ferma, sorgono le vetuste rovine dell' antico castello: avanzi d' una torre diroccata e di un' angusta cappella, resti di mura e di un breve ordine d' arcate. Fu questa la primitiva sede dei potenti Duinati, che or ligi ai marchesi d'Istria, ora ai patriarchi d' Aquileia, o a Casa d' Austria, in continue guerre coi loro vicini, taglieggiando e depredando, crebbero a vasto dominio su tutta la Carsia...
Di fianco al castello sta raccolto il borgo di Duino, nido di animosi pescatori e di contadini. Il minuscolo porto ricetta poche barche da pesca. Lo signoreggiano da un lato i ruderi dell' antica rocca, dall' altro la verde distesa del parco dei cervi, residuo della grandiosa selva litoranea che un giorno rivestiva tutta la costa dell'Adriatico, dal Timavo a Ravenna.
Ario Tribel (in Rivista del T. C. I.).
VENEZIA
Č !a perla d'Italia: non ho visto nulla d'uguale in tutta la penisola-Quando si contemplano questi palazzi di marmo, questo superbo ricamo di colonne, di balconi, di finestre, di cornici gotiche, moresche, bizantine e 1' onnipresenza dell' acqua mobile e luminosa, ci si domanda perchč non si č venuti subito qui, perchč si son perduti due mesi nelle altre cittā, perchč non si sia speso tutto il proprio tempo a Venezia.
Si fa il disegno di stabilirvisi, ci si giura di ritornare, e per la prima volta si ammira non coli' intelletto, ma col cuore, coi sensi, col nostro essere intiero, si č vicini alla felicitā, ci si dice che la vita č bella e buona. Non c' č che da aprire gli occhi, non v' č bisogno di muoversi ; la gondola avanza con insensibile moto; si č sdraiati e ci si abbandona, spirito e corpo.
Si vedono ondeggiare, sul largo velluto del canale, le forme rosee o biancastre dei palazzi addormentati nella frescura e nel silenzio dell' alba ;