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LETTURE SALUTO ALL' ITALIA
. Ti saluto, terra cara a Dio : santissima terra, ti saluto. (' 0 più nobile,
0 più fertile, o più bella di tutte le regioni -cinta di due mari e altera di monti famosi, onoranda a uà tempo in leggi e in armi, stanza delle Muse: al tuo favore s'inchinarono lusieme arte e natura, per farti, o Italia, maestra al mondo... Tu darai un quieto, fifugio alla stanca mia vita; tu mi darai tanto di terra che basti, morto, a coprirmi. Come lieto, o Italia, ti riveggo da questa vetta del frondoso Gebenna ! Restano a tergo le nubi, mi batte in viso un'aura serena: l'aere tuo, assorgendo Con soavi movimenti, mi accoglie. Riconosco la patria e la saluto contento: salve, o bellissima madre, salve, o gloria del mondo !
Petrarca.
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DA COMO A BELLAGIO
Si prende alla mattini il piròscafo che fa il giro del lago e per tutto il giorno, senza fatica e senza pensiero, si nuota in una coppa di luce. Le rive sono disseminate di villaggi bianchi che discendono a bagnarsi nell' acqua ; le montagne hanno dolci pendii e la loro piramide è popolata sino a mezza costa; pallidi ulivi, gelsi dalla testa rotonda sono schierati sui vertici ; le ville s'incorniciano di ombre e abbassano sino alla spiaggia le loro terrazze digradanti». Verso Bellagio i mirti, i cedri, le aiuole fiorite sono mazzi bianchi e porporini fra i due rami cilestri del lago. Ma, procedendo verso il nord, il paesaggio dwenta grandioso e severo ; i monti si fanno più erti e più nudi; le rozze fratture della roccia primitiva, le creste dentate, bianche di neve,
1 lunghi burroni dove dormono vecchi giacimenti di nevischio solcano o incavano coi loro incastri 1' uniforme cupola del cielo. Molte alte montagne sembrano bastioni disposti in cerchio; un tempo il lago era un ghiacciaio e lo strofinio delle sue pareti ha lentamente corrosi e arrotondati i pendii. Nessuna traccia di verde e di vita in queste gole inospitali; non ci si sente più sulla terra abitata; si è nel mondo minerale anteriore all'uomo, sul nudo pianeta che ospita solo l'aria, la pietra e 1'acqua, una grande acqua figlia delle nevi eterne; intorno le si assembrano gravi le montagne che immergono i piedi nel suo azzurro; dietro una seconda fila di picchi bianchi, ancora più selvaggi e primitivi come un consesso supremo di dei giganteschi tutti immobili e tuttavia tutti diversi, espressivi e variati come fisonomie umane, ma rivestiti d' una tinta calda vellutata dall' aria vaporosa e dalla distanza, pacifici nel godimento della loro magnifica eternità. Il vento taceva e il grande lampadario del cielo, al di sopra dell' orizzonte chiuso, fiammeg-
(1) Francesco Petrarca, nel 1353, ritornando dalla corte papale di Avignone, rivede l'Italia dall'alto del Monginevra, « il froudoso Gebenna », e la saluta contento.