Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SANZIO RAFFAELLO 619
      rano nelle sembianze loro i poeti greci, latini ed italiani. Omero fra Virgilio e Dante è la testa cbe forie più sorprende. Sotto alla Giurisprudenza sono due quadri: Giustiniano che dà le leggi civili; e Gregorio IX che dà le canoniche. Dalla Disputa del Sacramento alla Scuola d'Atene v'è un gran passo per quel che riguarda l'arte; imperocché se quella può ascri\ersi alla seconda maniera, questa appartiene alla terza, uella quale spiegò tutta la potenza della sua facoltà inventrice, tutto l'artificio dell'aggruppar le figure, dell'ornarle, del panneggiarle ; tutta la forza della espressione. Ond'ò che gli scrittori della vita del Sauzio giunti a questo periodo, mal sapendo concepire come un Raffaello potesse aver migliorato tanto se stesso, ed ingrandito cosi la sua maniera, fondarono sistemi, e tormentarono la storia per poter su Michelangelo fondar la gloria d'aver ingrandito Raffaello. Supposero secreto mene di Bramante per poter far vedere i freschi della Sistina al giovane suo pareute; falsarono alcune date perchè i fatti coincidessero colle cono posizioni ; e come avviene quando a tutto costo si vuol difendere un'opinione od un sospetto, si falsificò la verità della storia. Noi certamente non neghiamo che il fare grandioso, fiero e terribile del pittore e scultore fiorentino abbia contribuito moltissimo su di Raffaello, cbe lo stimava e lo ammirava grandemente, come abbiamo già accennato; noi siamo certi che l'emulazione destatasi fra questi due grandi abbia al sommo giovato a tutti due ; ma non possiamo credere che la vista dei freschi della Sistina, procurata, come dicono, di soppiatto a Raffaello, abbia prodotto ad un tratto l'ingrandimento di stile della Scuola d'Atene; perchè l'epoca in cui Raffaello potè, come dicono, col favor di Bramante penetrarvi, è posteriore all'epoca in cui egli già aveva terminato l'intera sala della segnatura. E molte opere del Buonarroti si vedevano in Firenze e Roma, oltre anche al cartone della Guerra di Pisa; e da queste e dall'antico il Sauzio aveva potuto attingere lo stile grandioso, e parecchie ragioni potevano consigliar Raffaello di attenersi nella Disputa del Sacramento a quel fare meno artificioso; benché già da buon tempo si sentisse capace di trattar quel soggetto nella sua terza maniera, che adoprò subito dopo nella Scuola d'Atene.
      In quel torno Raffaello ritrasse papa Giulio vivo e verace in un quadro a olio che sussiste in ottimo stato nella Tribuna della pubblica galleria di Firenze, proveniente dall'eredità dei duchi Della Rovere. Uua replica trovasi nel palazzo Pitti, della quale credesi di mano di Raffaello la sola testa, e il rimanente di Giulio Romano. Fece anche nello stesso tempo una Natività di Gesù Cristo, che non si sa dove sia. Nel 1847 credette averla trovata a Genova il marchese Spinola, che la vendè a Carlo Alberto. Molte copie e incisioni se ne conoscono, le quali ponnq vedersi registrate nel Passavant (u, 127-128). Tra il 1511 e il 1512 dipinse nel palazzo Chigi la Galatea nel mare sopra un carro tirato da due delfini, con intorno tritoni e Dei marini; e per lo stesso Agostino Chigi fece in una cappella di Santa Maria della Pace alcuni Profeti e quattro Sibille, la Cumana, la Persica, la Frigia e la Tiburtina. I Profeti furono probabilmente di-
      pinti da Timoteo Vita coi disegui di Raffaello, dacché la loro esecuzione è molto inferiore a quella delle Sibille. Queste maravigliose pitture del tempio della Pace essendo dal tempo e dai frequenti ritocchi state guaste non poco, furono abilmente ripulite ai nostri giorni dal Palmaroli. Ad istanza poi del cameriere di Giulio II, Sigismondo Conti di Fuligno, fece per la chiesa d'Aratceli la famosa Madonna di Fuligno in aria con un bellissimo paese, parecchi santi e putti maravigliosi. Dalla chiesa d'Ararceli questa tavola stupendissima fu, nel 1565, portata a Foligno e posta nella chiesa delle monache di Saut'Auna, dette le Contesse, ai preghi di una nipote del Conti, religiosa di quel monastero. Ecco perchè chiamasi la Madonna di Foligno. A Parigi dall'asse fu trasportata sulla tela. Presentemente ammirasi nella pinacoteca Vaticana.
      Raffaello continuò poi i suoi immortali lavori al Vaticano e dipinse innanzi tutto la vòlta, poi il Di scacciamento di Eliodoro dal tempio, quindi il Miracolo di Bolsenay che, secondo l'i8crizi« ne che vi legge, fu terminato vivente ancora Giulio II (1512). Questo fresco rispetto al colorito ò il più eccellente di tutta la serie, e si vede che Raffaello cercò in esso appropriarsi la pittoresca e larga maniera di Giorgione. Oltre ciò, è il più conservato, e la freschezza dei colori vi risalta meglio che in ogui altro. Gli altri freschi rappresentano la Scarcerazione di san Pietro, primo lavoro condotto sotto Leone X nel 1514, ed uno de' primi effetti a lume di notte tentati da pennello italiano, e la Venuta d'Attila a Roma.
      In quel medesimo tempo fece per Napoli la celebre Madonna detta del Pesce, che oggi si conserva nell'Escuriale in Ispagua. Per un tempo ornò il Museo di Parigi, dove dall'asse fu trasportata in tela. È tutta di mano di Raffaello ed una delle più belle cose sue. Per Leonello da Carpi, signore di Meldola, fece una Madonna, leggiadrissima, che adora a mani giunte il Figliuolo che le siede sulle gambe, con san Giovanni, sant' Elisabetta e san Giuseppe. Credesi che questa Sacra Famiglia sia quella che oggi si conserva nella galleria imperiale di Pietroborgo, ove pervenne probabilmente dalla galleria di Malmaisnn. Se ne trova una simile a Napoli nel Museo nazionale, la quale è creduta da alcuni una replica di Raffaello, e da altri una bellissima copia di Giulio Romano. Appresso fece pel cardinale Pucci quella maravigliosa Santa Cecilia, che fu trasportata nel 1796 a Parigi, ove venne levata dalla tavola e posta sopra la tela. Nel 1815 fu restituita a Bologna ed orna oggi la pinacoteca di quella città. Fece ancora un bellissimo quadretto di figure piccole con un Cristo a uso di Giove in cielo e intorno i quattro Evangelisti, come li descrive Ezechiele, con un paesino sotto figurato per la terra; esso adorna oggi la galleria Pitti, ed era in Firenze già sin dal 1589. Pei conti di Canossa in Verona condusse una Natività di Cristo bellissima, con un'aurora molto lodata, la quale nel 1829 era nella collezione del conte Francesco di Thum e Valsassina in Vienna, e come dai conti di Canossa pervenisse in possesso di questo signore, è narrato minutamente a pag. 158-159 in nota della Storia di Raffaello del Quatremère, traduzione delt^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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