Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SANZIO RAFFAELLO
      1273
      di fimi suoi discepoli. Il Bembo, il Castiglione, il Navagero, l'Ariosto, l'Aretino, il Fulvio, il Calcagnai si pregiavano della sua amicizia, e gli somministravano idee e fatti storici, cui egli vestiva di forme, gli additavano le norme cui doveva attenersi nel costume e nel carattere dei suoi per souaggi. Oud'è che uulla si può dire che in questa parte, così trascurata dai Veneti siavi di riprove vole iu Raffaello; e pressoché tutto è d'una proprietà di cui invano si cercherebbe la maggiore.
      Sotto la scorta del Perugino, Raffaello acquistò i pregi cbe formavano il carattere artistico del mae atro; e sono finezza e purezza di tratto nou disgiuute da una certa quale secchezza e durezza; freschezza di tinte, purezza di toni, sebbeue con poco impasto nei colori e poca pieuezza di pennello; un inventar semplice, un comporre alla buona e senza ricercatezza ; una espressione con poco movimento ; ma una naturalezza negli atteggiamenti portata fino all'evidenza, uua verità quasi di ritratto nel carattere delle teste, un candore ed un'ingenuità meravigliosa nell'effetto, quale si scorge nelle prose degli aurei nostri scrittori del trecento. Questi pregi e queste mancanze si scorgouo in parecchie tavolette e quadri, con gran diligenza registrati dal Longhena nelle note alla vita di Raffaello scritta dal Quatremére, e stampata nel 1829 in Milano.
      Osserveremo però coi dotti commentatori della vita di Raffaello del Vasari (edizione Le Monnier), che pur troppo non ci fu conservata neppur uua delle primissime pitture del Sanzio; né si può prestar molta fede alle notizie manoscritte che sono in Urbino. In nn codice della biblioteca Bian-calaua leggiamo, ad esempio, che Raffaello giovinetto dipinse nella cappella Galli, in San Francesco, poi distrutta, e che erano di sua mano i quattro sauti tfie ornavano l'organo di quella chiesa ; ma ora sappiamo di certo che questi ultimi furono opera del padre. Altri dipinti, attribuiti a Raffaello giovinetto, nou sono di lui. Ma come appena il maestro per alcuni suoi interessi ebbe a lasciar Perugia, Raffaello allora cominciò a tentare da se medesimo un volo alquanto più ardito e più largo; e le opere che di lui si hanno, fatte in questo periodo di tempo, sono dagli scrittoti d'arte denominate della prima maniera.
      Il Rosini però scrive intorno alla prima epoca dell'Urbinate: « Propendo a credere che uno dei primi suoi lavori fosse il quadro di San Gimignano, che sono fortunato di poter offrire a' miei lettori, alla tavola ì xx ». Che sia dipinto dalla mano di Raffaello, ne abbiamo la prova scritta; mentre la correzione del disegno indica il maestro. Esso deb-b'essere stato fatto poco prima o poco dopo del San Giuseppe e degli Angeli in basso, nell'Epi-fauia detta della Sptneta. Porrò poi un piccolo San Giovanni che col Bambino Gesù si trastulla, copiati da un quadro di Pietro ch'era in Santa Maria dei Fossi; indi le copie ch'egli fece dei quadretti pur di Pietro, che stanno nella sagrestia dei Cassinensi in Perugia, copie che trovavansi già presso una famiglia privata di Volterra, ora passate nella galleria di Monaco; e infine gli sportelli 1 di un tabernacolo, dove sono Santa Caterina delle ruote e Santa Maria Maddalena, dipinte con molto !
      amore, ma tanto sulla maniera del maestro, cbe potrebbero esser copie auche esse, com'è il famoso Sposalizio di Città di Castello, ora in Milano, intagliato dal Longhi........ dipoi dipinse il San Nicola da Tolentino per gli Agostiniani e il Croct fisso per &an Domenico, l'ultima delle quali opere tiene tanto della maniera del maestro, ohe a ragione notò il Vasari, che < se non vi fosse il suo nome scritto, nessuno la crederebbe opera di Raffaello, ma sibbene di Pietro ». Quelle duuque, secondo tutte le verisimigliauze, furono le prime pitture in cui Raffaello pose l'invenzione e i colori, il San Nicola fu diviso e disperso; il Crocifisso si man tiene nella sua vivezza ed integrità nella galleria del cardiuale Fesch. Terminate quelle , pare che tornasse in patria, dove pel suo duca dipinse tre piccoli quadretti nominati dal Vasari, che può aver terminati presto, essendo di poche figure. La lettera della duchessa d'Urbino (cb'ò la prima fra le Pittoriche) con cui raccomanda Raffaello al gonfaloniere Soderini, del 1° ottobre 1504, o è apocrifa, o fu per nn altro Raffaello, poiché vi si parla di suo padre come viveute, mentre era morto dieci anni prima. Di ritorno in Perugia
      « fece nella chiesa de'Frati dei Servi........ unaNostra Donna, San Giovanni Battista e San Nicola; e in San Severo della medesima città.... un
      Cristo in gloria.....dove scrisse il nome suo. Latavola è da molto passata in Inghilterra ; ma scrisse il Morelli essere della prima maniera; e tale comparisce anche dalla copia che ne rimane all'altare, di dove l'originale fu tolto; sicché può concludersi, che a tutto il 1504 egli teneva sempre la maniera del maestro. Nell'opera di San Severo noi troviamo che tentava di allontanarsene, dando maggior rilievo alle forme, e maggior dignità e grazia alle sembianze, qualità che andarono in lui sempre crescendo ne'consecutivi lavori. Essa porta la data dell'anno 1505, come a tutti è noto ; come noto è che, avendovi Pietro dipinta la parte inferiore nel 1521, non potè raggiungere il discepolo, che toccava l'anno ventesimosecondo quando l'eseguì >. Il primo saggio peraltro del pingere a fresco pare debb'essere stata la testa dipinta nel famoso tegolo di casa Cesarei di Perugia, che ora trovasi nella reale galleria di Monaco.
      Andato a Siena, ove il Pinturicchio dipingeva a fresco la biblioteca, ora sagrestia della cattedrale, conosciuta nel giovane Raffaello una facilità di creare e un genio speciale per comporre, se l'associò. Raffaello, come già dicemmo all'articolo Pinturicchio (V.), non fece già, come afferma il Vasari, tutte le storie, ma ridusse in forma maggiore e pulita gli schizzi inventati dal Pinturicchio. Da Siena passò nel 1504 a Firenze, ové poco si fermò per questa prima volta; ma vide certamente la cappella di Masaccio al Carmine, vide i Cartoni di Leonardo e di Michelangelo con universale applauso esposti nella sala del Consiglio, e giustamente celebrati come prodigi d'arte ; vide le statue ed i frammenti dell'antichità raccolti negli orti medicei. Raffaello dipinse a Firenze per Taddeo Taddei, che l'ospitò, due quadri, uno rappresentante una bellissima Madonna con Gesù e San Giovanni, che ammirasi ora nella galleria del Bel-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Bembo Castiglione Navagero Ariosto Aretino Fulvio Calcagnai Veneti Raffaello Perugino Raffaello Longhena Raffaello Quatremére Milano Raffaello Vasari Le Monnier Sanzio Urbino Bian-calaua Raffaello Galli San Francesco Raffaello Perugia Raffaello Rosini Urbinate San Gimignano Raffaello San Giuseppe Angeli Epi-fauia Sptneta San Giovanni Bambino Gesù Pietro Santa Maria Fossi Pietro Cassinensi Perugia Volterra Monaco Santa Caterina Santa Maria Maddalena Sposalizio Città Castello Milano Longhi San Nicola Tolentino Agostiniani Croct Domenico Vasari Raffaello Pietro Raffaello San Nicola Crocifisso Fesch Vasari Urbino Pittoriche Raffaello Soderini Raffaello Perugia Frati Servi Donna San Giovanni Battista San Nicola San Severo Inghilterra Morelli San Severo Pietro Cesarei Perugia Monaco Siena Pinturicchio Raffaello Pinturicchio Vasari Pinturicchio Siena Firenze Masaccio Carmine Cartoni Leonardo Michelangelo Consiglio Firenze Taddeo Taddei Madonna Gesù San Giovanni Bel- Qle Raffaello Raffaello