Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      8ANVITALEnemico ai Farnesi. Il prinoipe, dopo aver invano proposto una permuta di feudi, tentò di mostrar illegale l'investitura del 1577, ed a questo fine una temeraria lite contro i marchesi di Colorno, i quali, irritati dalla costui ingiustizia, tramarono contro alla vita di lui. La cospirazione venne scoperta, e nel 1612 furono mozzi d$l capo Barbara Sanseverini per la prima, il suo figlio Girolamo, Gian Francesco di Girolamo, Alfqnso Sanvitali ed altri dei più cospicui feudatarii parmigiani.
      Fortuniano non fu compreso nella suddetta catastrofe ; figlio naturale di Giberto, non aveva parte alle ricchezze che furono cagione della rovina di Girolamo e di tanti altri. Coltivò con molto amore la pittura quanto le lettere. Di lui si hanno alle stampe una versione del libro De consolaiione di M. Tullio, e il poema d'Anversa conquistata. Di queste e di alti e opere sue è noto l'elenco. Egli appartenne col titolo d'Agitato all'Accademia patria degli Innominati, nella quale sedette col soprannome di Debile un Pirro Sanvitali, e godette la stima e 1'amicizia d'illustri letterati del suo tempo.
      Dopo la morte della marchesa di Colorno e di Sala, questi loro feudi caddero in potere dell'avido i fisco. Soltanto di Fontanellato rimase la metà al , conte Luigi, che fu governatore di Sabbioneta, e cbe standosi lontano da Parma, non ebbe ad im-I mischiarsi nella cospirazione.
      Alessandro, conte, figliuolo di Luigi, comperò poscia dalla Camera ducale l'altra metà della ròcca, e per tal modo tutta riunì in sè la signoria di Fontanellato.
      Lnigi, figliuolo di Alessandro, ottenne da Ranu-I zio Farnese che la contea sua di Belforte fosse ) eretta in marchesato. Egli ebbe cariche di Corte
      ed incombenze onorevoli. I Antonio corse la via del sacerdozio, e giunse fino al cardinalato, conferitogli da papa Clemente XI ! nel 1709, nel qual anuo fu creato vescovo d'Urbino.
      Parecchi cospicui ecclesiastici, tra' quali un Paolo, j vescovo di Spoleto, ed un Galeazzo, vescovo di Bari, appartennero alla famiglia. Chiari pur furono i tre gesuiti di tal famiglia, Giacomo, che dettò scritture ascetiche e storiche ; Federico, autore di lodati scritti J di matematiche e di statistica civile, precursore ! dell'illustre De l'Epée nel comporre un metodo j d'istruzione de' sordo muti ; Gaetano, oratore sacro lodevole.
      Fra le donne degnissime di peculiar menzione, , nominiamo Donella, nata Rossi da San Secondo, moglie di Giberto Sanvitali. Quantunque figlia di ( Rossi Pier Maria, la fazioue cui faceva guerra ai Sanvitali nel secoli xv, sostenne sempre la causa del suo consorte, onde mentr'egli stavasi assente ' dal castello di Sala, seppe coraggiosamente resistere all'assedio che vi fecero le squadre veneziane congiunte a quelle dei Rossi, ed uccise con un colpo di moschetto il capitano di quelle, che allora si diedero a fuga.
      Silvia de' Sanvitali fu encomiata da letterati del secolo xvi, massime dall'Ariosto e dal Tasso.
      Lavinia, autrice di alcune lettere onorate della pubblica luce dal Landi, alla quale il Domenichi intitolò la versione del libro x dell 'Eneide.
      Eleonora, la quale derttò poesie e prose eleganti si in latino che in volgare, e vive immortale nei versi di Torquato Tasso. A queste sono da aggiungere la già ricordata Barbara, signora di Colorno, e una sua figlia omonima, tralasciata dal Litta, della quale cantò le lodi l'accademico innominato Muzio Manfredi, nel suo libro delle Cento donne.
      Jacopo Antonio Sanvitali fu mecenate delle lettere. Egli nel 1739 fondò in Parma una colonia di Arcadi, di cui fu vice-custode. Caro a'suoi principi, che lo adoperarono in affari di Stato ed affidarongli splendide ambascerie, fu dal duca Ferdinando eletto capo non già dell'Università parmense, come il Litta asserisce, ma si di quella illustre deputazione che fu destinata ad aggiudicare premio a chi in Italia avesse dettato la miglior tragedia o commedia.
      Alessandro, figliuol suo, fondò parimente ne) 1759, in Fontanellato, un'accademia intitolata degli Erranti, e lasciò alla famiglia una ricchissima collezione di libri.
      Stefano, figliuolo di lui, fu fondatore d'un orfanotrofio utilissimo in Fontanellato. Fu podestà del Comuue di Parma dal 1806 al 1809. Quindi gli vennero conferite alte dignità di Corte dalla duchessa di Parma Marialuigia. Mori nel 1838, pianto da tutta la città e particolarmente dai poveri, ai quali fu padre. Le più minute particolarità biografiche di questo illustre filantropo si ponno vedere nella Vita che ne scrisse elegantemente il professore Giovanni Adorni. Essa contiene pure importanti notizie intorno a tutto il casato dei Sanvitali. compresi i viventi oggidì, i quali redarono dei loro maggiori non solo il nome illustre ed il pingue censo, ma, ciò che più monta, le virtù avite.
      Jacopo. — Nato il 28 dicembre 1785 in Parma: morì nella Rocca di Fontanellato (pertinente al suo cugino, conte Luigi, senatore del regno, e letterato di bella fama) il 3 ottobre 1867. Messo dai suoi a studiare nel collegio Lalatta, a quei di rinomatissimo, apparò lettere greche, latine e italiane, poi filosofia e storia a tal segno che si volle nel collegio celebrato con epigrafe latina a monumentale onoranza. Uscendo già di puerizia ebbe precettore di perfezionamento il prozio suo materno Angelo Mazza (V.), che pieno il petto di non vuota rima magistralmente addestrò il giovane poeta a quelle perfezioni che per la squisitezza dello stile seguiva a cercare negli esemplari greci, pel vigore e per la maestà nei latini, massime in Orazio, di cui voltò in versi parecchie odi. Datosi tutto alla poesia, non solo voltava in eletti modi nostrani le ispirazioni divine della Bibbia, ma Greci e Latini, e tanta era sui labbri suoi l'onda castalia, che dettava versi improvvisi bellissimi. Che anzi un sonetto a rime obbligate contro la prepotenza napo leonica fugli cagione di guai nella prima sua gìo-I vinezza. Chè nel 1811 per comando imperiale fu dannato al carcere di Fenestrelle; ma potè fuggirne, e riparare a Milano, ove stette celato fino alla caduta dell'Impero, entrato in istretta amistà col Rasori, col Foscolo e col Romagnosi. La polizia austriaca l'ormeggiava, di lui scrisse sul libro nero: uomo pericolosissimo per estese cognizioni ed iUi-, batezza di carattere. Rimpatriato sotto il mite go-, verno di Maria Luigia, fu eletto professore di elo-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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