Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      conchiudeva essere buona tutta stirpe umana, nò trovarsi in essa di malvagi che un qualche milione d'uomini; si uccidessero questi, e la virtù recherebbe la felicità nel mondo. Nella rivoluzione piemontese intitolavano Santi e Puritani quelli che non soffrivano transazioni, e spingeano alla guerra (V. Puritani).
      SANTI COSMO e DAMIANO (geogr.). — Comune nella proviucia di Caserta, circondario di Gaeta, con 3090 abitanti.
      SANTI DEGLI ULTIMI GIORNI (stor. contemp.). -V. Mormoni.
      SANTI Giorgio (biogr.). — Nacque in Pienza in Toscana il 7 aprile 1746; mori il 30 dicembre 1822. Dopo i primi studii, passato all'Università di Siena, perconcorso vinse un posto gratuito nel 1*763. Studiò scienze fisiche e si rese medico. Passato a Firenze nello spedale di Santa Maria Nuova, vi ascoltò le lezioni di Angelo Nannoni. Restituitosi in Siena, e vinto ancora un posto gratuito Biringucci, per cui è ingiunto al giovine di recarsi fuori di patria a perfezionarsi in chirurgia, si condusse all'Università di Montpellier, e quindi a Parigi, trattovi dalla fama del Buffon, che lo introd«isse presso il Bosco-vich ed il Mirabeau, il quale lo ritenne nelle proprie case, onde potò moltiplicare in breve le più illustri relazioni. Presentato a Corte, vi si fece distinguere e per la scienza e per i modi distinti, che gli valsero la nomina di ministro presso la Corte francese per il margravio di Baden. Iu quel torno in Toscana regnava Pietro Leopoldo, e come lo senti chiaro per bella fama, volle nominarlo alla cattedra di botanica nella Università di Pisa, ove fu professore, direttore del Giardino botanico e del Museo annesso, non che del Laboratorio chimico. Dato cosi ai suoi studii prediletti, cominciò a far note le proprie idee, a disporre le piante nel Giardino non più secondo il metodo di Tournefort, ma si secondo quello di Linneo. Introdusse lo studio della moderna chimica, e fu attaccassimo ai giovani ben promettenti. Nelle vacanze poi atteudeva ai lavori della penna, per pubblicare il risultato degli studii fatti, ed è da dolere che molti lavori siano rimasti inediti presso la vedova.
      Fra i lavori a stampa, primo è a rammentarsi una memoria sul Lauro ceraso, in cui mostra il pericolo di restarne uccisi non facendone uso colle debite cautele. Quindi scrisse sulle Acque dei bagni di Pisa, volgarmente dette di San Giuliano, avendone avanti fatta l'analisi in presenza del granduca Ferdinando III. A istigazione dello stesso sovrauo. percorse le pr >vincie sanesi a studiarvi le produzioni naturali, ed in capo a pochi anni ne pubblicò il risultato in tre volumi, che troppo modestamente intitolò Viaggi per le due provincie di Siena, dove sono illustrate molte centinaja di piante indigene e non conosciute fin allora, e molte rettificazioni ad altri lavori di dotti. Trovò e raccolse molti minerali, ed il primo fra noi coltivò e dette bei saggi della statistica. Meriterebbe d'essere stampato il Viaggio da Parigi a Venezia, e l'altro da Pisa a Napoli. Lo stile di codesti primi lavori non è quale si avrebbe diritto d'aspettarsi, perchè ora tronfio, ora troppo depresso. Nelle ultime opure però da codesto sconcio era guarito, e collo scien-
      ziato distinto vediamo anche lo scrittore progredito. Molti onori gli furono elargiti; molte Accademie lo vollero socio; e le Università di Wilna e di Glasgow lo nominarono professore onorario. Dal Governo napoleonico ebbe incarichi onorifici, ispettore generale degli studii in Toscana, capo del Giury medico di Firenze; poi, avvenuta la restaurazione del 1814, provveditore, ossia rettore dell'Università di Pisa. Amato, stimato ed onorato da per tutto, si trovò colpito nel 1802 da un vizio al cuore, che però, combattuto dall'arte, lo lasciò vivere altri vent'anni, ma nel 1822, manifestatasi l'idrope toracica, dovette soccombere, affrettatagli la morte dall'annunzio datogli incautamente della morte dell'amicissimo buo Giovanni Fabbroni, allora allora avvenuta.
      Giusei pe Giuli scrisse apposita Biografia del maestro ed amico (Siena 1822).
      SANTI Sebastiano Q>iogr.). — Pittore italiano di molto grido, nacque in Venezia di onesta famiglia il 6 agosto 1789, e vi mori il 18 aprile 1866. Marco suo padre teneva officina di giojelliere, e veggendo l'indole operosa e l'ingegno svegliato del figlio, il volle seco per esercitarlo nella propria professione; ma il giovanetto, sebbene nell'arte paterna progredisse mirabilmente, e per varii anni dappoi ne traesse i mezzi a sussistere, più che ad incastonar gemme e apparecchiare vezzi muliebri, si sentiva portato a trattare il pennello. Ebbe un elementare ammaestramento nell'arte del disegno da Francesco dal Sedro, il quale consigliollo a meditare gli studii di pittura di G. B. Piazzetta, allora molto riputato. Ma nè la viva voce del suo primo maestro, che mediocre incisore era, nè il libro del Piazzetta, tetro manierista, valsero a sollevare la mente del giovanetto alle serene regioni del bello. Onde recossi più tardi alla scuola di Francesco Maggiotto, in quel tempo la più fiorita e stimata, ed ivi ebbe a trovarsi con Francesco Hayez, che onora colle opere del suo pennello la patria italiana; nel tempo stesso iscrivevasi per la scuola dal nudo nella vecchia Accademia di belle arti. Però i migliori progressi in quelle arti li consegni senza dubbio col frequentare le sale del palazzo Farsetti, dove ammiravansi fedelmente riprodotte le forme delle statue più perfette lavorate dai greci scalpelli. Colà, compagno a molti preclari ingegni, iuspiravasi al bello, ed apprendeva che l'arte disgiunta dalla natura isterilisce e si spegne, e se pur rimane qualche cosa, non è che ignobile e basso mestiere. Morto il Maggiotto, passò nello studio di Lultanzi Querena, chè già una nuova èra per le arti belle inauguravasi in Italia; già il Canova rianimava l'arte richiamandola alla greca'purezza; e nell'anno 1807 apertasi in Venezia la nuova Accademia di belle arti, vi erano chiamati a diffondere il sapere a quella gioventù i più chiari ingegni, fra i quali l'illustre Teodoro Matteini, cui venne affidata )a scuola di pittura. E in questo tempo il nostro artista fece rapidissimi progressi; lavorò una tela di bella composizione, avendosi scelto a tema la regina Ze-nobia ferita a morte, raccolta da alcuni pastori Parti; avutine elogi nella pubblica mostra dell'Accademia, ritentò la prova con miglior successo l'anno seguente con un altro quadro rappresenet^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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