Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      « Venite alla batteria con noi ». E Santorre; « No: io voglio rimaner qui; voglio vedere i Turchi più da vicino ». E rimase. Ma queste furono le ultime parole che siansi potute conservare di ini. Segui il gagliardo assalto dei Turchi, e la caduta dell'isola in loro mano. Fra i pochi che si salvarono sulle navi del porto non fu trovato il Santarosa. Dopo la resa di Navarino, il Collegno cercò invano l'amico fra i prigionieri o il suo cadavere fra i morti ; solo fu raccolta una vaga voce, che l'uccisore sia stato un rinnegato maltese. L'Amico della Legge, giornale di Napoli di Komania, narrata la battagliaFig. 5846. — Santorre di Santarosa.
      di Navarino, cosi si esprime intorno al Santarosa. « L'amico zelante dei Greci, il conte di Santarosa, è caduto da valoroso in questa battaglia. La Grecia perdè in lui un amico sincero della sua indipendenza e un uffiziale esperimentato, che colle sue cognizioni e colla sua attività le sarebbe stato di gran vantaggio nella lotta presente ». Il Cousin, appena gli giunse la dolorosa notizia, domandò al governo greco di potergli eriger a proprie spese un modesto monumento; e non ne ebbe risposta. 11 pio desiderio fu poi adempito quando l'armata francese ebbe liberato il Peloponneso e l'Isola di Sfa-cteria dall'invasione egiziana. Semplice è il monumento, e porta questa iscrizione: Al conte Santorre di Santarosa, ucciso il 9 maggio 1825.
      Era uno di quegli animi fermi, che non si mutano dai giusti propositi, e che proseguono lo scopo con instancabile attività; ai quali l'inazione è morte. Quando gli era impossibile operare, gli affetti e gli studii occupavano quella grande anima senza riempirla e ne accrescevano i tormenti. Meditò diverse opere, ma la miseria e le persecuzioni non gli lasciarono la calma necessaria a scrivere. Quindi egli non pubblicò cbe la sua Storia della rivoluzione piemontese del 1821, mirabile non solo per l'amore della patria e della verità che la ispira, ma ben anco per la modestia onde l'autore parla di sè e per la moderazione che adopera verso i nemici.
      Vedi Dfguhemati8, Santorre di Santarosa, nei Contemporanei italiani dell'Unione tip.-editrice.
      SANTAROSA (Pietro DEROSSI, conte di) [biogr.). — Nacque il 0 aprile 1805 in Savigliano. Passò alcuni anni in un patrio collegio, quindi frequentò le scuole universitarie di Torino e vi fu laureato nel 1826. Regnando Carlo Felice , ebbe qualche pratica per entrare nella carriera diplomatica, ma essendogli insinuato che per mostrarsi nelle Corti estere gli sarebbe stato necessario presentarsi sotto nome diverso da quello ch'egli portava e dissimulare la parentela che egli aveva con Santorre di Santarosa, ricusò di mentire o di celare una parentela ch'egli reputava troppo gloriosa, e rivolse ogni pensiero ed ogni cura alle lettere, sole discipline cbe allora fossero riputate innocenti. Nel 1831 visitava l'Italia e ne riportava accresciuto amore per quella illustre patria, i cui monumenti gli ave-) vano confermati i fatti studiati nelle sue storie. I Visitava nel 1835 la Francia. l'Inghilterra, il Bel-I gio, la Svizzera e ne riportava maggiore amore . per la libertà, che vide in quei paesi raffermata , nelle politiche istituzioni. Negli ozi posteriori a ' quell'epoca Btampò due volumi di novelle storiche, I in cui cercò di riprodurre alcuue impressioni ricevute dalle vicende del glorioso medio evo ita-t liano, poi un saggio di studii storici produceva in j un altro volume intitolato Della congiura dei Ciompi, pubblicato dal Pomba nella sua Raccolta d'opere utili. Eletto decurione della città di Torino nel 1840, tutto il suo buon volere applicò a cooperare alle fatiche de' suoi colleglli nel promuovere il meglio della pubblica amministrazione in tutte quelle parti degli interessi municipali che gli venivano affidate. E quando nel giorno 7 febbraio 1848 si discuteva nel consiglio dei ministri quali misure i tempi esigessero e quali provvedimenti la nazione avesse diritto di aspettarsi dal re, il Santarosa proponeva nel Municipio un indirizzo al monarca per chiedere quelle libere istituzioni per cui l'illustre suo parente era morto in esiglio, e la sera del giorno successivo la più eletta parte dei suoi coucittadini traeva in folla ad applaudire sotto le finestre dell'uomo che aveva saputo raccogliere l'eredità di Santorre. Sorgeva frattanto il giorno in cui Carlo Alberto donava ai suoi popoli lo Statuto, e Santarosa facevasi nel giornale il Risorgimento, uno dei più attivi propugnatori delle nuove libertà. Più tardi, quando i ducati di Modena, Parma e Piacenza chiedevano spontaneamente la fusione col Piemonte, Santarosa era inviato (nel giuguo 1848) a Reggio di Lombardia qual commissario straordinario del Governo del re, e vi raccolse stima e onore. Sul fluire del luglio la fortuna delle armi piemontesi cadde prostrata sui campi di Custoza e Somma Campagna, e allora il pericolo dell'invasione straniera apparve prossimo e terribile: ciò nondimeno il Santarosa non sapendo ancora indursi a lasciare il suo posto, si pensò di tener fronte al nemico sulle rive del Crostolo colle truppe disperse reduci dal campo, e che dovevano essere capitanate da quel De Laugier che contaminar dovea più tardi l'alloro di Curtatone, prostituendo coll'infau8ta convenzione del 22 aprile 1850 l'indipendenza toscaua agli interessi dell'Austria. I luttuosi avvenimenti di Milano e l'annunzio dell'armistizio Salasco mandarono a vuoto le coraggioset^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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