Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      Ì246 SAN^AÈOSA (SAN^ORRE Afl
      il paese coi negoziati, e i compagni dall'esigli'o e dal patibolo. Ma il dispotismo non poteva appagarsi di una vittima sola, e Santarosa cbe avrebbe voluto soffrir per tutti, dovette alla perfine abbandonare anche questa generosa illusione e cercar nella fuga uno scampo. I carabinieri lo arrestarono mentre fuggiva, e lo avrebbero di certo consegnato al carnefice, se uon lo salvava il colonnello Schulz, polacco, il quale venne con trenta studenti in suo soccorso.
      Errò per le Alpi e per la Svizzera tormentato anche dai domestici affetti e dalla povertà. Perocché lasciava la moglie e i figliuoli che vivevano sottilmente della tenue dote di quella, essendo a lui confiscati i beni. Ma quello che più lo angosciava era il non poter provvedere egli stesso all'educazione dei suoi figli. Riparò a Parigi sotto finto non e per non essere travagliato dalla polizia. Abitava una povera soffitta nel quartier latino con uu amico suo torinese che, non compromesso nella rivoluzione, aveva voluto seguirlo nell'esiglio per dividerne la sventura. Ebbe anche il conforto delle amorose cure di Vittore Cousin, il quale gli fu, più che amico, fratello. Ma ben presto la polizia di Parigi ricominciò a perseguitarlo per conto delle polizie di Torino e di Vienna. Avvertito clie lo cercavano, per discacciarlo o forse per consegnarlo al Piemonte, fu salvato dal Cousin, che gli procurò rifugio in una casa di campagna a Auteuil vicino a Parigi. Ivi , consolandosi a viceuda . e ragionando di filosofia e di politica, vissero alcun tempo in pace. Un giorno di marzo del 1822, essendo il Cousin ammalato, Sautorre lo scongiurò a recarsi a Parigi; ma appena diviso da lui, la carità dell'amico benefattore cosi lo strinse, che non potè trattenersi dal seguirlo la medesima sera. La notte fu arrestato, tormentato dal prefetto di polizia con interrogatorio lunghissimo, e accusato di macchinazioni contro il Governo francese. Interrogato sulle sue relazioni, disse che non conosceva altri che il Cousin, istantemente pregando che non tormentassero l'ammalato. Ma invano pregò. L'abitazione del Cousin fu perquisita rigorosamente. Alcune note sulle opere di Platone furono le carte più sediziose che vi trovarono. Il Cousin, quantunque gravemente infermo, volle trascinarsi alla prefettura di polizia e protestare contro la disumana ed irragiouevole persecuzione. 11 sospetto di cougiura fu dichiarato senza fondamento, ma il Santarosa fu nondimeno sostenuto in carcere. Si istruì un processo che sarebbe stato ridicolo se non avesse destato timore di estradizione, che voleva dire di morte. La magistratura per ben due volte fece giustizia all'innocente: e due volte la polizia negava o eludeva l'esecuzione dei giudicati, continuando a teuerlo prigione. Alla perfiue un decreto ministeriale lo relegava con altri Piemontesi ad Aleugon sotto la sorveglianza della polizia, alla quale doveva presentarsi ogni giorno per dar conto di sè, sotto comminatoria di trattamenti durissimi. Protestò con nobile sdegno e non fu ascoltato, chiese un passaporto per l'Inghilterra se non volevano lasciarlo a Parigi, e nou gli fecero risposta nè del si nè del nò. Rassegnato ad uua vita ritiratissima, non confortato più nè da libri nè dalla compaguia d'unDEROSS I, CONTE Db
      amico dotto e affettuoso come il Cousin, meditava un'opera della libertà e de'suoi rapporti eolle forme di Governo, quando novellamente fu avvertito cbe si pensava ad arrestarlo e a consegnarlo. 11 colonnello Fabrier che gli dava questo avviso, gli offeriva anche i mezzi di fuggire in Inghilterra. Ma Santarosa non volle accettare una proposta cbe poteva essere interpretata come confessione di colpa. In questo mezzo la parte liberale della Camera dei deputati mosse lagnanze contro il Mìni-stero per l'indegno trattamento che faceva agli esoli italiani, ed il ministro Corbière, sfacciatamente mentendo, rispose che i rifugiati italiani si lodavano anzi del modo tenuto dal Governo francese a loro riguardo. Santarosa si credette obbligato a protestare altamente per l'onore di se medesimo e dei suoi fratelli di sventura. E si lo fece con una forte lettera che invelenì la polizia sempre più, e cbe gli fece mutare il confine di Alen$on in quello di Bourges, più angustiato e più aspro. Un giorao il prefetto lo chiama a sé, e gli offre il passaporto per l'Inghilterra. Santarosa risponde, che quando non possa rimanere in Francia affatto libero, lo accetta. E fu condotto via da Bourges in mezzo ai geudarmi come un malfattore, e nel traversar Parigi non gli fu concesso di fermarvisi più del tempo necessario a cambiare diligenza. Nei primi di ottobre del 1822 andò a Londra, dove visitò il Bercliet e il conte Porro. Cercava quiete negli studii gravi, ma non la trovava ; e costretto a scrivere articoli di giornale per campare la vita, si macerava nelli miseria e nello sconforto. E talvolta mancò di pane.
      Bisogno d'azione, inviti e larghe promesse degli inviati greci, e forse brama di morte lo trassero s combattere per la libertà della Grecia. Partì da Londra il 1° novembre 1^24 coll'amico Giacinto di Coljegno. Ma lo aspettavano nuovo disinganno, e per maggiore sventura il povero Santarosa, durante il tragitto lo presenti. Fu accolto freddamente e lasciato inoperoso. Ciò non di meno, mentre stava in Ateue ad attendere gli ordini del Governo, es-seudo la città minacciata d'assalto dal traditore Odisseo, egli contribuì ad ordinarne la difesa, e n'ebbe lodi e ringraziamenti dalla stampa liberale. Ma il Governo alle nuove istanze ed offerte rispondeva che il nome del Sautarosa, troppo conosciuto, avrebbe compromessa la Grecia colla Santa Alleanza, e però cangiasse nome se voleva rimanere e combattere. Egli non diede ascolto allo sdegno; vestitosi da semplice soldato, raggiunse sotto il nome di Derossi il quartiere generale di Tripolitza, e segui Mnurocordato all'impresa di Navarino. Ebbe parte al fatto del 19 aprile contro le truppe di ihrabim Pascià, ed eutrò in Navarino il 21. Essendo debole il presidio e non poteudo pigliar l'offensiva, tacque per alcuni giorni il rumore delle armi. Ai primi di maggio gli Egiziani strinsero la città, e minacciarono l'isola di Sfacteria che è all'imboccatura del porto. Santarosa fu tra i soldati mandati a rinforzo di quel presidio la sera del 7 maggio» La mattina seguente disse a Grasset, segretario di Maurocordato, che egli era audato nell'isola, perchè d»lla difesa di questa dipendeva la salute della fortezza, ma cbe i disordini dell'armata greca gli erano cagione di sperare assai poco. Allora il (irasseSt^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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