Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SANTA. MAURA
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      sola fortezza chiamasi propriamente Santa Maura e la capitale Amaxichi, mentre l'isola conserva in complesso l'antico suo nome di Leucadia. Le rovine dell'antica città di Leucade giaciono a due chilometri e mezzo al S. fi. di Amaxichi, ed il sito si chiama Kaligoni, e consiste in tante alture irregolari, formauti gli ultimi protendimene della catena centrale dei monti dell'isola, a'cui piò sten-desi un'angusta pianura, tra quelle sommità e la laguna. L'antico riciuto si può tracciare quasi per intero, tanto intorno alla cresta delle alture ai lati N. 0. e S., quanto anche dall'una o dall'altra estremità dell'altezza, attraverso la pianura fino alla laguna e lungo la spiaggia ; e cosi riceve conferma Livio (zxxiii, 17), il quale asserisce che le parti più basse di Leucade erano al livello del mare. Si suppose da qualcuno cbe la lunga puuta di sabbia su cui fu fabbricato il forte di Santa Maura non sia probabilmente esistita in antico, e siasi formata probabilmente più tardi in forza di un tremuoto. Tra il forte Santa Maura e la moderna città di Amaxichi il Governo anglo-jonio ha costruito un canale, per potervi rimorchiare battelli che non peschino più di un metro e uu quiuto od un metro e mezzo d'acqua; diedeBi poi principio ad uu canale navigabile, della profondità di 5 metri, attraverso all'intiera lunghezza della laguna, da Santa Maura al forte Alessandro. Questo lavoro, se tia che venga condotto a termine, aprirà un passo ben riparato lungo la costa dell'Acarua nia, ed aumenterà e faciliterà il commercio dell'isola. Poco si sa della storia della città di Leucade, la quale spedì tre navi alla battaglia di Salamina nel 480 av. C., in cui i Persiani furono sconfitti dai Greci, e qual colonia di Corinto parteggiò cogli Spartani, nella guerra del Peloponneso. e quindi rimasero esposti alle ostilità degli Ateniesi (Thuc., ni, 7; vili, 45). Nel periodo macedonico, Leucade fu la città principale dell'Acarna-nia, ed il luogo in cui riunivansi le assemblee della Confederazione Acaruanica. Nella guerra tra Filippo Ili re di Macedonia dal 221 al 178 av. C. ed i Romani, prese parie per il monarca macedonico, e cadde in potere dei Romani, nel 197 av. Cristo, dopo una gagliarda resistenza (Liv., xxxiu, 17), Soggiogato Perseo dai Romani, nel 167 av. Cristo, Leucade fu staccata da costoro dalla Confederazione Acaruanica (Liv., xlv, 31); e continuò poscia ad essere luogo d'importanza fino all'ultimo periodo, come appare dal fatto, che il vescovo di Leucade fu uno dei Padri del Concilio ecumenico di Nicea, nel 325 di C. La costituzione di Leucade, al pari di quella di altre città doriche, fu in origine aristocratica, perchè i grandi tenimenti territoriali erano in possesso dei nobili, cbe non avevano facoltà di alienarli; ma abolita cotesta legge, non fu più necessaria una data proprietà per coprire le pubbliche cariche, e così il governo diventò democratico (Aristot., Po/., 4, § 4).
      Oltre a Leucade, vengono ricordati nell'isola anche altri due luoghi, Fara (Phara, apa) ed El-lomeno (Hellomenum. 'K>XFara stava eziandio Bella direzione indicataci da Scilace, rimpettoad Itaca, ed è forse rappresentata oggidì da parecchie rovine elleniche, sparse all'estremità della baja, cbe ora si appella Basilikè, ossia Reale. Il famoso promontorio di Leucatao Leucate (Leuca-tas, Leucates, Leucate), che forma l'estremità S. 0. dell'isola, è uno scoglio bianco rotto, che sorge al lato sinistro perpendicolarmente dal mare all'altezza di 650 metri almeno, scendendo con pari ripidezza pure nel mare dal lato destro. Stava sulla sua vetta il tempio di Apollo, che appunto per ciò veniva chiamato Leucade e Leucadio, come ce ne fauno fede Strabone (x, p. 452), Ovidio (Trist., in,
      1, 42; v, 2,76) e Properzio (ni, 11, 69). Cotesto capo era spaventoso per i marinari, e quindi Virgilio ebbe a cantare nell'Eneide (in, 274):
      Mox et Leucatce nimbo sa cacumi na montisEt formidatus nautis aperitur Apollo.
      Conserva tuttodì presso i navigatori greci la cattiva fama di uua volta per la nera acqua, le impetuose correnti e le bufere che ivi s'incontrano, e del temuto tempio di Apollo non rimangono più che le sole sostruzioni. NeU'annua festa di questo nome che qui celebra vasi, eravi l'uso di scagliare giù dal promontorio in mare un colpevole; per temperarne la caduta, uccelli di tutte le specie gli venivano attaccati alla persona, e se illeso toccava il mare, eranvi pronti i battelli per raccoglierlo (Strab., x, p. 452; Ov., Her., xv, 165; Trist.. v,
      2, 76; Cic., Tusc., iv, 1K). Sembra essere stato questo un rito di espiazione, e supponesi dai più recenti ermeneuti e mito grafi che abbia dato origine alla volgare leggenda del salto della poetessa Saffo da cotesta rupe per por termine alle angosce di amore; ma non tutti accettano cotale supposizione, considerando il salto di Saffo un fatto storico. Oicesi che parecchie altre persone abbiano imitato l'esemnio di Saffo, e primeggia fra queste Artemisia di Alicarnasso, l'alleata di Serse, nella costui invasione della Grecia (Ptolem. Heph., ap. Phot., Cod. 900, p. 153).
      Colla caduta dell'Impero d'Oriente, l'isola di Leucade caugiò più fiate padrone; nel secolo xvfu in potere di certo Giovanni Zaffa Orsini ; nel 1479 passò sotto il dominio turchesco, per volontà dei suoi stessi abitanti, che si diedero nel 1479 in balìa di Legan pascià, genero del famoso Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli, e sultano dal 1451 al 1481 ; fu strappata ai Turchi dai Veneziani, per opera del costoro capitano Benedetto Pesaro, ma nel successivo trattato fu nuovamente restituita ai Turchi, non avendo voluto i Veneziani immischiarsi colle famiglie ebree che allora popolavano l'isola, rifugiatesi ivi per sottrarsi alla persecuzione del re Ferdinando di Spagna. Sconvolta così e scompigliata l'isola, divenne ben presto nido di corsari, che inventarono le sottili e leggere barche, dette galeotte, e diedero lunga pezza molestia al commercio marittimo di tutte le nazioni d'Europa. Nel 1684 se ne impadronì per Venezia Francesco Morosi ni, nomato il Peloponnesiaco per la conquista del Peloponneso*, invaso questo nel 1715 dai Turchi, i Veneziani sloggiarono anche da Leucade, smantellandone le fortificazioni e trasportandone a Corfù le muuizioni da guerra. La occuparono in-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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