Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SANMO e SANNITIne dice T. Lìtio, finché nell'anno 308 av. Cr. fu sconfitto e ferito il console 0. Marcio Rutilio, in conseguenza del che fu nominato dittatore Papi rio Cursore, il quale ruppe i Sanniti. Ma non ostaute queste reiterate sconfitte e l'evidentemente esagerato numero dei Sanniti cbe , secoudo T. Livio, perivano o veuivano fatti prigionieri ogni anno, e per cui l'intiero paese de' Sanniti avrebbe dovuto spopolarsi, leggiamo che uu grosso esercito sauui-tico torna in campo nell'anno seguente, non solo per difendere il paese , ma per correre la Campania, invadere i confini del Lazio e combattere congiuntamente cogli Etruschi, cogli Umb.?i, coi Marci, coi Peligni e cogli Eruici. A quel tempo le guerre si facevano in modo assai diverso che non negli ultimi tempi della Repubblica e sotto l'Impero. Ogui anno un certo numero di cittadini raccolti sotto i nuovi consoli, recavansi nel campo, combattevano una battaglia e, se ne restavano vincenti, facevauo una correria nel territorio nemico, e dopo pochi mesi od anche settimane tornavano alle case loro col bottino e coi prigionieri. Ma coutro queste scorrerie stavano le città murate , e fra queste ritiravansi i contadini, o fra i recessi delle montagne, finché gl'invasori sgombrassero il paese, cbe per tal modo non era mai soggiogato. Così avvenne specialmente nel montuoso Sauuio. In tale stato di cose sarebbe stato impossibile il mandarvi colonie come in paese conquistato: e infatti troviamo che perfin le colonie che i Romani avevano poste nei paesi dei Volsci, degli Ausonii, de'Campani e degli Eroici, presso i confini del Sauuio, come Sora, Fregella, Stratico, ecc., od erano state prese dai Sanniti, o s'erano ribellate contro Roma, gli abitanti primitivi sollevandosi contro i coloni romani ed uneudosi coi Sauniti (V. Colonia). Ma le fortezze dei Sanuiti cominciarono finalmente a cadere. Boviano, Luceria, Saticola, Allife furono prese l'una dopo l'altra, e l'esercito saunitico essendo stato sconfitto dal console Postumio Megello dopo un'ostinata pugua, in cui fu ucciso il suo collega Minucio Auguriuo e il geuerale sannita Stazio Gallo fu fatto prigioniero, i Sanniti supplicarono per la pace (anno 303 av. C.). Il Senato mandò il console Sempronio Sofo con soldati nel Sanuio per esaminare la vera disposizione del popolo, e avendo i Sauniti ricevuto amichevolmente i soldati romani e fornitili di tutto il necessario, il Senato concedette loro la pace (Liv., ix, 45).
      Nell'anno 298 av. Cr. i Lucani portarono lagnanza al Senato romauo, allegando che i Sanniti li avevano stimolati ad unirsi seco loro in nuova guerra contro Roma, e ricusatolo, ne audavauo saccheggiando i confini. Anche i Pirenti mandarono notizia che i Sauniti avevano fatto ad essi proposta di alleanza coutro Roma. Il Senato mandò dicendo per uu messaggio ai Sauniti, che s'astenessero dal più molestare i Lucani ; del qual messaggio non avendo essi fatto alcun couto, ne segui nuova guerra. Ai Sanniti esseudosi congiunti gli Etruschi con gagliarde forze, tra cui v'erano pure ausiliari venuti dalla Gallia Cisalpina, i Romani elessero a nuovo console Q. Fabio Massimo, quantunque molto attempato, e P. Decio Mure (297 av. Cr.). Frattanto e città etrnsche più vicine a Roma avevano pro-
      posto pace, i due consoli poterono marciare contro il Sanuio, Fabio per la via di Sora e Decio attraversando la Campania. Dopo Baccheggiato gran tratto di paese, Fabio scontrò l'esercito sannitioo sulle sponde del Tiferno, e per buon tempo i Ko-maui 8'adoperarouo indarno per isbaragliare le file nemiche ; ma finalmente avendo Fabio mandato gli astati della prima legione intorno ad una montagna per assalire uel retroguardo i Sanuiti, questi, pensando che fosse giunto l'altro console coll'esercito, fecero una precipitosa ritirata, lasciando 3040 uccisi sul campo e 330 prigionieri ; picciol numero, nota T. Livio, per una tanta vittoria. Avendo Decio sconfitto presso Mal ve rito alcuni Apuli ausiliari dei Sanniti, i due eserciti consolari si sparsero per tutto il Sanuio, che saccheggiarono per cinque mesi, durante il qual tempo Decio trasportò il campo a quarantacinque diverse stazioni, e Fabio a non meno di ottautasei, lasciando dappertutto le traccio di devastazione. Fabio prese la città di Cimeura, dopo del che tornò a Roma, e Decio rimase ad ultimare la rovina del Sannio. Finalmente i Sanniti ch'erano tuttora in armi, mal potendo più difendere il loro paese, trasmigrarono tutti in un corpo, condotti dal loro capo Gellio Egnazio, nell'Etruria, dove loro riuscì d'indurre i principali personaggi de' varii Stati di quel paese ad un sollevamento generale contro Roma, a cui si unirono anche gli Umbri e alcuni mercenarii gallici. Decio assaltò e prese le altre città del Sannio, cioè Murganza, Romulea e Ferentino. La distruzione di questo iufe-lice paese pareva oramai compiuta, e ciò nonostante nell'anno seguente troviamo non solo i Sanniti che, congiuntisi cogli Etruschi, davano assai briga ai consoli Volumuio ed Appio, ma aucbe una nuova oste di Sanniti discendenti dalle loro montagne e correnti per l'agro Falerno della Campania. 11 console Volumnio corse a marcie forzate e sorprese i Sanniti ingombri di prigioni e di bottino sulle sponde del Volturno, e gli fu lieve scoufig-gerli. 1 Romani mandarono colonie romane a Min-turna e a Siuuessa onde assicurare l'agro Falerno (Liv., x, 14. 21). Per più anni dipoi troviamo cbe i Romani combattono nel Sannio e sopra i suoi confini, fiuché lo stesso Tito Livio, dopo fatta la solita narrazione di battaglie e di vittorie, di migliaja d'uccisi e di prigionieri fatti schiavi, nota cbe si lo scrittore e sì i lettori debbono essere stanchi di queste interminabili guerre sannitiche, delle quali però nou parevano stancarsi gli accaniti soldati che la guerreggiavano (x, 31). L'oste sanmtica che era passata nell' Etruria combattè valorosamente insieme cogli Etruschi e coi Galli ; e in uua occasione presso Sentino, i Gallo-Sanniti sparsero la confusione nelle file romane. Allora fu che il console P. Decio, veduto il frangente, si consacrò agli Dei infernali, e gettatosi nel folto dell'oste nemica, vi cadde coperto di ferite; il quale atto di magnanimità restituì il coraggio ai Romani, che fluirono con mettere in rotta l'inimico.
      Finalmente nel 293 av. Cr. il console L. Papiri^ figliuolo del già nominato vincitore dei Sanniti, marciò nel Sannio, e saccheggiato il paese, pose assedio ad Aquilonia, una delle ultime città forti restanti ancora ai Sanniti, presso i confini dell'A*
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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