Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      che Bruttilo Papio, uno dei principali del paese, il quale aveva persuaso la rinnovazione della guerra, fosse dato in potere ai Romani insieme co* suoi averi, come pure i Romani prigionieri ch'erano nelle mani dei Sanniti. Ma Brutulo si uccise e ne fu mandato a Roma il corpo, insieme coi prigionieri. Il Senato però non volle accettare gli averi di Brutulo, e ricusarono pure di conceder pace ai Sanniti (Liv., vili, 23, 39). Nel seguente anno (321 av. Cr.), i Sanniti avendo fatto grandi apparecchi per la guerra, affidarono il comando delle loro forze a Cajo Ponzio, figliuolo d'Erennio, esperto uffiziale che già aveva militato contro i Romani. Costui pose le sue genti in imboscata in uua gola tra il monte Taburno e una diramazione del monte Tifata, per cui scorre il fiumicello Isclero, affluente del Volturno. Questa era la strada che doveva tenere il romano esercito postato a Galazia, per passare a Mal vento (V. Benevento). Ponzio mandò esploratori travestiti da pastori verso i posti romani, ed essendo essi stati presi e interrogati, risposero che in quel momeuto le forze sannitiche attendevano ad assediar Luceria, città dell'Apulia cbe era alleata di Roma. Allora i consoli T. Veturio Calvino e Sp. Postumio, dopo tenuta qualche consulta tra di loro, risolvettero di marciare in ajuto di Lucerà per la strada più diretta, ch'era attraverso al Volturno, al confluente dell'Isclero, e quindi per mezzo alla gola verso Malvento. Avanzandosi per una stretta fossa, riuscirono ad una valletta posta tra due montagne e più oltre ad un'altra stretta gola che trovarono asserragliata di tronchi d'alberi e di pezzi di rupe, e guardando all'indù videro i Sanniti postati sui monti. I Romani pensarono di tornare indietro e ripassar la valletta, ma trovarono l'altro stretto passo che conduceva alle sponde del Volturno, asserragliato ancor esso e difeso. Allora i consoli ordinarono di accamparsi nella pianura e fortificarsi. I Romani passarono la notte in uno stato di scoraggiamento, mentre i Sanniti consul-tavansi intorno al da farsi dei soldati romani dove questi si fossero arresi. Mandarono per consiglio ad Erennio, padre del loro generale, vecchio ritiratosi dulia vita attiva e molto stimato per la sua sapienza. Rispose egli che dessero il passo ai Romani e fossero lasciati andare senza molestia. Parve assurda questa risposta agli uffiziali sanniti, e mandarono un secondo messo ad Erennio, il quale disse che si dovesse porre a morte tutto il romano esercito. Mal sapendo che pensare di queste contraddittorie opiuioni, i Sanniti mandarono a prendere
      10 stesso Erennio, che fu 6opra di un carro condotto in campo e apparso nel militare consiglio, tenne le seguenti parole: « Se voi seguite il mio primo consiglio, diss'egli la vostra generosità vi procaccerà l'affezione e l'amicizia di una potente nazione; se ciò ricusate di fare, dovete distruggere
      11 romano esercito, che cosi renderete Roma incapace di molestarvi per lunga pezza avvenire ». Ma dissegli il figliuolo e altri seco lui : « E se noi prendessimo una strada di mezzo, e mettessimo i Romani in libertà dopo imposte loro le condizioni che convengono ad uu vinto esercito? — Così non vi fa-ete degli amici, nò vi libererete dai nemici; risparmiate coloro che non vi perdoneranno mai unaumiliazione e che coglieranno la prima occasione che loro si presenti di vendicarsi ». Il consiglio di Erennio fu rigettato; e i Romani, dopo tentata indarno ogni via di salute, spedirono messaggi a chiedere onorevoli condizioni. Ponzio rispose che dovevano considerarsi come suoi prigionieri, e come tali cedere le armi e sfilare sotto un giogo o le forche alla presenza di tutto l'esercito saunitico, dopo del che sarebbe stato loro concesso tornarsene alle loro case; che nello stesso tempo sareb-besi conchiusa la pace tra le due nazioni; che i Romani avessero a sgombrare il territorio sanni-tico e ritrarre le colonie poste sui confini, e si avesse a conchiudere un trattato d'alleanza. I consoli , dopo molto esitare, risposero che essi non potevano conchiudere un'alleanza senza il consenso del popolo romano; ma essi e tutti i loro uffiziali, costretti dalla necessità, sottoscrissero alle condizioni di pace dettate da Ponzio, rendendosene personalmente mallevadori essi e i tribuni legionarii, oltre al lasciar seicento ostaggi nelle mani dei Sanniti. Vennesi quindi alla cerimonia del passare sotto il giogo ad uno ad uno, primieramente i consoli, spogliati delle insegne cousolari, poi gli uffiziali e da ultimo i soldati, fra gli scherni e le minaccio dei circostanti Sanniti, i quali percuotevano ed anche uccidevano coloro che ne mostrassero risentimento. Il luogo in cui seguì questo fatto ebbe nome di Forche Caudine dal trovarsi in vicinanza di Caudio.
      Come giunsero in Roma le notizie di questa mala ventura, la città fu presa da costernazione universale. Essendosi discusse nel Senato le condizioni della pace, il console Postumio propose di annullare il trattato, offrendo di dar se stesso e i tribuni che lo avevauo firmato in mano ai Sauniti. Due dei tribuni del popolo sostenevano ciò non bastare ad annullare il solenne patto couchiuso coi Sanniti, ma non furono uditi, e Postumio e i tribuni legionari, scortati da un feciale, furono ricondotti al campo saunitico e dati in mano a Ponzio, il feciale dichiarandoli rei di aver conchiuso un trattato senza autorità. Postumio, mostraudo di essere offeso, percosse il feciale, e quindi ritirandosi indietro, gridò che siccome ora egli era un Sanuite e come tale aveva percosso un legato di Roma, aveva perciò dato a questa motivo bastaute per rinnovare la guerra. Ponzio rimproverò amaramente a Postumio questo miserabile sotterfugio, e disse al feciale che se i Romani nou approvavano il trattato, dovevano rimandare indietro tutto l'esercito a rimettersi in quella stessa posizione in cui si trovava avanti la resa. Ordinò ai littori di rimettere in libertà i prigionieri e diede loro facoltà di audarsene dove più fosse loro piaciuto. La guerra continuò e i Sauuiti presero Fregella colonia romana, e ne uccisero gli abitanti. Uno dei nuovi consoli, Papirio Cursore, marciò sopra Lucerà, ch'era posseduta dai Sauniti e in cui si tenevano i seicento ostaggi romani. Dopo di avere sconfitto l'esercito saunitico, il quale veniva iu soccorso della città, Papirio prese questa e ne costrinse la guarnigione a passar sotto il giogo. Con-tinuossi per più anni la guerra, generalmente con perdita dei Sanniti, se abbiamo a c. edere quantot^ooQ
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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