Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SAN CONO - SAND (AMANTINA, LUCILLA, AURORA DUPIN, DETTA GIORGIO)
      Repubblica, impauriti dei progressi delle costei armi (Liv., vii, 19; Diod., xvi, 45). Gli è probabile cbe i Sanniti, padroni già di Isernia e della valle superiore del Volturno, andassero spingendo innanzi le loro conquiste lunghesso la valle, e quindi per la regione montuosa fiuo al Liri, occupato allora dai Volsci, dagli Aurunci e da altre tribù di origine ausonica od osca. Poco prima però di questi progressi cozzarono coi Romani ad onta della recente alleanza, per la smania di soggiogare i Sidlclni ( V.), piccola tribù in cotesta parte d'Italia, i quali, sebbene stanziati proprio alle frontiere della Campania, eransi fino allora conservati indipendenti, nè erano inchiusi nella popolazione campana. Attaccati dai Sanniti, senza cbe ne sappiamo la causa od il pretesto, ed impotenti a resistere, invocarono l'ajuto dei Campani. Questi, quantunque affiui ai Sanniti, si dichiararono subito per gli aggressi, ma con soverchio loro danno, perchè furono sconfitti dagli assalitori in giornata campile fuori delle porte di Capua, e costretti a rinchiudersi entro le mura di questa. Ridotti cosi agli eotremi i Campani, ricorsero dal cauto loro ai Romani, ed il Senato, vinte le incertezze per la recente alleanza coi Sanniti, decise di ajutarli (Liv., vii, 29, 30, 31). Cominciò cosi, nel 343 av. C., la prima guerra sanni-tica, e fu il principio delle lunghe lotte , dal cui esito doveva risultare se la supremazia italiana fosse per rimanere ai Romani, ovvero ai Sanniti. Questo primo urto fu nondimeno di breve durata, dacché subito nella prima campagua i due consoli Corvo e Cosso guadagnarono due decisive battaglie, l'una appiè del monte Gauro (Gaurus Mons, oggi Monte Barbaro) e l'altra preso Satieola (Saticula, oggi Prestia, vicino a Sant'Agata de' Goti). La prima di queste, secondo l'osservazione di Niebuhr (voi. in, p. 119), fu di particolare rilevanza, essendo stata la prima prova di armi tra due nazioni rivali, e potè essere uua specie di augurio per il successo finale del guerreggiare. Una terza battaglia presso Suessola (Stiessula, oggi Sessola » dove gli avanzi dell'esercito sbaragliato al monte Gauro, dopo rinforzati, assalirono di nuovo Valerio, terminò egualmente con una decisiva vittoria per i Romani, ed ambedue i consoli celebrarono il trionfo sopra i Sanuiti (Liv., vii, 32-38; Fast. Capit.). L'auno susseguente le operazioni militari dei Romani furono inceppate da una sollevazione del loro proprio esercito, della quale si avvantaggiarono i plebei in Roma, e la città fu agitata da intestine discordie. Cotesto avvenimento e la crescente avversione dei Latiui indussero i Romani alla pace, e l'auno successivo, 341 avanti Cristo, fuconchiuso coi Sanniti un trattato che pose termine alla prima guerra Baunitica, e rinnovò l'alleanza preesistente tra i Romani ed i Sanuiti.
      In conseguenza di questa, i secondi presero parte alla grande guerra coi Latini e coi Campani, che susseguì quasi immediatamente, non come nemici, ma bensì come alleati di Roma, e gli eserciti romani poterono per tal guisa entrare nella Campania per la via curva e ricurva del paese dei Marsi e Peligui e giù per la valle del Volturno (Liv., vnr, 6). Durante i successivi quindici anni, fiuo al rinnovamento della lotta tra Roma e il Sannio, ilcorso degli avvenimenti fu quasi uniformemente fa* vorevole alla prima, che domò i Latini ed i Campani, mentre si sottomisero alla stessa gli Ausonii, i Sidicini ed i Privernati, cbe compariscono indipendenti in questa congiuntura e separati dai Volsci. Anche questi furouo molestati poi dai Sanniti, che tolsero o distrussero loro le città di 3<>ra e Fregella nella valle del Liri, minacciando inoltre Fabrateria cou egual fortuna (Liv., vm, 19, 23; x, 1). Ma simile movimento diede ombra ai Bo-mani, che diffidavano sempre dei Sanniti, e questi dal canto loro non si mostravano insensibili per il soggiogamento.dei Sidicini, ed era quindi evidente che non si poteva protrarre a lungo uua nuova rottura tra le due nazioni (ld., vili, 17, 19). Ed iufatti nel 326 av. C., anno in cui eransi liberati i Sanniti da un nemico di oltremare, Alessandro re dell'Epiro. scoppiò la seconda guerra sannitica, perl'a-juto che le città greche di Palepoli e Napoli, in guerra coi Romani, ricevuto avevano dai Sanniti. Cotale ajuto non impedì pnnto la caduta di Pale-poli, mentre Napoli scappò da simile infortunio soltanto coll'aver abbracciato l'alleanza di Roma, a cui si mantenne poscia costantemente fedele (Liv., vm, 22-26*. I Romani si erano intanto assicurati di un'altra alleanza più importante, quella dei Lucani e degli Apuli, con cui non avevano avuto per l'in-nanzi relazioni di sorta, nè amichevoli, nè ostili. Ma i Lucani, visto l'abbandono per parte di Roma dei Tarantini, si staccarono ben presto dalla stipulata alleanza, e gli Apulivi perdurarono invece, e così poterono i romani eserciti peuetrare nell'A-pulia per il littorale dell'Adriatico (Liv., vm, 25, 27; ix, 2, 13).
      Le prime operazioni di guerra furono di poco rilievo, non avendo acquistato i Romani che alcune piccole città nella valle del Volturno; ma Q. Fabio poscia e L. Papirio riportarono ripetute vittorie sui Sanniti, di modo cbe questi implorarono perfino la pace, ma non ottennero che tregua per un solo auno, e poi rinnovarono con forze aumentate la lotta prima che la medesima fosse spirata (Liv., vm, 25, 30, 36, 37). Ciò avvenne nel 323 avanti Cristo, ed i Romani, irritati della poca fede dei Sanniti, spedirono contro costoro il dittatore A. Cornelio Arvina, insieme con M. Fabio Ambusto, capitano della cavalleria. 11 romano esercito essendo stato assalito dall'inimico in un sito sfavorevole, dopo cinque ore di disperato combattere già stava in prociuto d'essere totalmente sconfìtto, quando la cavalleria sannitica, vedendo il bagaglio romano nel retroguardo senza custodia, vi corse sopra in disordine per farne bottino. Il dittatore, che ciò si aspettava, lasciò che cominciassero il saccheggio, e quiudi comandò alla sua cavalleria che teueva in riserva di piombare sulla cavalleria nemica, la quale fu tagliata a pezzi. Tornando quiudi addietro, la cavalleria romana assaltò la fanteria sannitica nel retroguardo, mentre le romane legioni la incalzavano di fronte con rinnovato ardore. Cedettero fiualmente i Sanniti e la sconfitta fu compita. Questo disastro scoraggiò i Sanniti i quali andavano esclamando essere questa una conseguenza della violata tregua, e perciò doversi placar l'ira degli Dei. Pertanto i magistrati decretaronot^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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