Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SALVI UlOVANNI BATTISTA - SALVI NICCOLO*
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      Dei molti scritti di lai citeremo i seguenti: Én-tretims de Brutus et de Marius < Parigi 1793): ldées constitutionnelles (ivi 179-i) ; De la balance du gou vernement et de la législature (ivi 1798) ; Eloge de Diderot (ivi.' 1801); Rapporta de la médicine atee la pohtique {ivi 1806); Tableau littéraire de la France auXV111 siècle (ivi 1809) ; Neila ou les serments, romanzo (ivi 1K12); De là oivibsation depuis les premier stemps historiques jusqu'à la fin du XV11 siècle {ivi 1813); Phédosie, tragedia (ivi 1813); Borace et Vempereur Auguste (ivi 1823); Essai historique et philosophique sur les noms ifhommes, de peuplés et de lieux, consid&és dans : leurs rapports avec la civilisation (ivi 1824), tradotto in inglese (Londra 1862); Des sciences oc-cultes. ou Essai sur la magie, les prodiges et les miracles (ivi 1829), in cui preteude spiegare per mezzo della fisica e della chimica tutti gli atti attribuiti dalle religioni antiche e moderne ad un intervento soprannaturale ; De la civilisation : Ve-nise, Raguse (ivi 1835), ecc.
      Vedi: G. Sarrut e Saint-Edme, Biograph. des hommes du jour — Quérard, La France littéraire.
      SALVI Giovanni Battista (biogr.). — Celebre pit tore italiano, detto il Sassoferrato, dal luogo ove nacque 1*11 luglio 1605, morto a Roma l'8 agosto del 1685. Dalla scuola di Tarquinio Salvi, suo padre, pittore non mediocre, passò giovinetto a Roma, d'onde dopo qualche anuo recavasi a Napoli, per proseguire i suoi studii pittorici. Non si conosce con precisione chi istruisse nelle belle arti il Sassoferrato in Roma dopo che ebbe ricevuti i primi rudimenti dal padre suoi Se però, come avverte il Lanzi, dobbiam giudicare dal sentimento o piuttosto dall' espressione sua, che tiene assai della bella maniera del Guido; se ci facciamo a riflettere ch'ei dimorò qualche tempo in Napoli mentre vi era il Domenichino; e se poniam mente alle opere che condusse iu quella città cton aperta imitazione di detto maestro, sembra che per plausibile congettura si possa affermare che ni Sasso-ferrato fosse in Roma allievo del Reni, e in Napoli seguace dello Zaiupierl. Egli però'non sì attenne ad nn solo maestro, ma studiò attentamente le opere dell'Albano, del Barocci, e specialmente di Raffaello, riducéndo in piccola forma le opere che andava copiando di questi maestri. Nè ciò fece soltanto copiando, ma fuggì le grandi dimensioni ancora nelle cose di sua invenzione. Senza possedere il bello ideale dei Greci, ne formò uno qonvenien-tÌ88Ìmo al carattere di Maria Vergine, nella cui espressione spicca un dignitosa umiltà, facendo corrispondere all'aria della testa la semplicità del vestire e dell'accouciatura. Verità, espressione, diligenza e finitezza somma sono doti che qualificano generalmente i dipinti del Sassoferrato, il quale se pecca talvolta di qualche durezza nelle tinte locali, seppe dare tale rilievo alle figure colla dot trina del chiaroscuro, e tanto abbellirle colla vaghezza del colorito, da fargli di buon grado condonare qualche leggero di tetto. Non soleva dipingere volentieri che teste con una parte di busto, di cui si trova un gran numero in molte gallerie. Ha di ràdo fatto quadri che abbiano la vera misura di un ritratto. Non si conosce di tale grandezza cbe laMadonna col Bambino, che ò in Roma nel palazzo Casali. Fece pochissime tavole d'altare, e quelja dèi Rosario a Santa Sabina è delle più piccole che vedansi nelle chiese di Roma, ma non inferiore di merito alla più grande dipinta per una cappella della cattedrale di Montefiascone. Il Sasseferrato era contemporaneo di Carlo Dolci. Trattarono lo stesso soggetto e l'uno e l'altro egregiamente. Il Sassoferrato fece le Madonne assai più belle, ma fu dal Dolci superato nella dolcezza del pennello. Sebbene di maniera affatto diversa, s'incontrano talvolta in modo da far sospettare che l'uno imitasse l'altro. Nella galleria di Firenze ammirasi di questo pittore una Vergine addolorata, vaghissima per le angeliche forme del volto e per l'espressione del più acerbo cordoglio; non che il suo ritratto fatto da lui, prezioso per l'esecuzione, ma scarso vdi effetto e freddo di tinta.
      Vedi Reale Galleria di Firenze illustrata (Firenze 1821, voi. u, p. 73).
      SALVI Niccolò (biogr.). — Architetto, nato nel 1695 'à Roma, morto nel 1751, ricevette una splendida édùcazione, Coltivò da principio le lettere e la poesia, e successivamente la filosofia, le matematiche, la medicina, finché si consecrò di proposito all'architettura, in cui prese lezioni da Cannerari e meglio ancora da Vitruvio, che studiò indefessamente. Èssendo stato chiamato il Cannerari in Portogallo al servizio di Giovanni V, il Salvi fu incaricato di tutte le imprese che il suo maestro aveva in Roma. Egli rifabbricò il battistero di san Paolo fuor'delle mura, eresse il grande altare della chiesa di' Sant'Eustachio, e quello di San Lorenzo e Da-maso. Di lui è anche la chiesetta della villa Bolognesi fuori di porta Pia, com'anco i magnifici altari della chiesa di Monte Cassino, di Santa Maria de' Gradi pei Domenicani di Viterbo, ecc.
      Ma l'opera più ragguardevole e senza paragone più ri nomato del Salvi è la grande .fontana di Trevi in Roma, Ja quale formerebbe sola l'ornamento di una città. Essa occupa senza dubbio nella classe di siiuili monumenti i} primo posto, e non le mauca forse che pna piazza più ampia e proporzionata. In ordine alla magnificenza nessun'altra fontana le può venir paragonata- Questa grand'opera incontrò non poche opposizioni, e il Salvi trovò molti critici invidiosi ed ingiusti. Sopra unp> facciata di palazzo ornata di quattro colonne e di sei pilastri corinzi staccasi la statua colossale di Nettuno, opera di Pietro Bracci, collocata sopra un carro tratto da cavalli marini guidati da tritoni ; nelle nicchie laterali stanno le statue della Salubrità e della Fecondità di Valle. La fontana di Trevi è il ricettacolo delle acque perenni dell'acquidotto àe\YAcqua Vergine. L'architetto ebbe a sua disposizione una massa d'acqua sempre corrente ch'egli potè dirigere e adoperare a suo piacimento e secondo l'effetto che voleva produrre.
      Quella fontana tenne occupato il Salvi per ben tredici anni, e per compierla degnamente nonostante le mene de' suoi avversari!, il Salvi rifiutò le offerte della Corte di Torino, che desiderava averlo a' proprii servigi dopo la morte di Juvara* Altre offerte fattegli da Milano e da Napoli non ebbero esito migliore. Oltre i suddetti lavori, Salvi
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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