Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      spesso la mancanza di rispetto nel trascurare il saluto si attira i castighi più gravi e non di rado anche la morte. Il primo saluto fu quello rivolto dalla creatura al Creatore, e fu un atto di adorazione e di ringraziamento al supremo Fattore. Di questo se ne parlò agli articoli Adorazione, Creazione, eco. Qui diremo solo del saluto usato fra gli nomini.
      Quest'atto di cortesia usato tra gli uomini è vario, secondochò si eseguisce colla voce o col gesto, o promiscuamente in esso si adoprano ambe le maniere. Il saluto, in qualunque maniera si dia o si renda, fu in uso per tutto il mondo e in tutti i tempi, per quella stessa ragione che l'uomo è nato fatto per la società. Quindi è che presso tutte le antiche nazioni e presso tutte le moderne o eulte
      0 barbare, troviamo del pari varie formole esprimenti il saluto e usate azioni o rispettose o di confidenza per salutare altrui. Troppo andremmo a lungo a voler ricordare le formole e gli atti salutevoli adoperati da tutti i popoli del mondo: ci basterà accennare rapidamente alcune formole di saluto in uso presso alcune principali nazioni.
      I Greci, trovandosi, si dicevano l'un l'altro: lavora e sia bene; i Romani: come vali? o qual è la tua forza? o voli e sta sano (quomodo vales? vale et salve). I Persiani usano per saluto le voci barba bianca (aichs-sefid), e le applicano sì al vecchio barbuto cbe alla donna, a' fanciulli, all'eunuco imberbi ed a chi ha la barba di colore differente dalla bianca. Gl'Italiani e gli Spagnuoli per solito si chiedono: Come sta ella! sottinteso di salute;
      1 Francesi: come vi portate? gli Inglesi : come fate fare? i Tedeschi: come si trovano? (e questo parlando ad nn solo). I Tedeschi inoltre ne' saluti di partenza usano l'espressione: vivano bene (sempre parlando ad un solo), cbe gl'Italiani dicono addio, quasi raccomandando chi parte a Dio. Gli Olandesi si salutano tra loro dicendo: avete un buon pranzo? o come vogate? i Polacchi dicono: io cado a' vostri piedi; i Cinesi: avete mangiato il vostro riso? ovvero semplicemente: bocca vuota, riso!
      Non ricorderemo per ultimo i nostri saluti: servo umilissimo, padron mio, ed altrettanti infiniti cbe l'uomo, stretto dalla bizzarria dell'uso, indirizza al suo simile, parole quasi tutte vuote di senso, oppure significanti tutt'altro da quello che mostrano d'esprimere. È quasi sempre la creanza e spesso anche il bisogno pur troppo che strappano dalla bocca espressioni cbe discordano, e spesso discordar devono dal cnore. Cbe se ora ci fosse concessa l'analisi del cuore umano e, indagate le peculiari circostanze che affettano questo o quell'altro individuo, potessimo leggere nell'interno del salutante o del salutato, ne trarremmo forse di che farci vergognare di noi medesimi, i quali le tantissime volte non sappiamo o non possiamo mantener fede alla verità, sicché le parole delle labbra consuonino ai sentimenti del cuore. Questo diciamo alla sfuggita, perchè chi volesse che altrimente l'uomo si comporti, sarebbe lo stesso che pretendere la metamorfosi dei popoli culti in un consorzio di quacheri, cui la sincerità nelle azioni comuni della vita affibbiò il nome di bizzarri e di pazzi.
      1 Persiani, che sono strani quanto noi nel direbarba bianca agl'imberbi d'ogni sorta che salutano, almeno con questo loro saluto dànno a divedere rispetto per l'età senile ; come più di noi sono ragionevoli ne' loro saluti gli Ebrei, che non augurano altrui nè salute, nò cibo, nè altro che da noi non dipende o che ne avvilisce, ma riguardano invece all'unico bene sulla terra desiderabile, qua) è la pace e la tranquillita. Questo esprime il Salom degli Ebrei, che appunto significa pace, e che ve-desi replicato nel saìam alai com (la pace con voi, o salamelecche) dei Turchi.
      Che se ridicoli e contrassenso sono i saluti eli* da noi vocalmente altrui si fanno o si rendono, non meno ridicoli e vuoti di senso sono quelli che si fanno coi gesti. Andremmo all'infinito nel volerli tutti annoverare questi modi di saluto, sì i rispettosi che gli amichevoli, e gli altri dal superiore all'inferiore diretti, e ne sorgerebbe materia d'un volume non lieve, e argomento da filosofarvi sopra non poco. Chi non sa infatti come il levarsi il cappello, Io stringer la mano e il baciarla, l'abbracciarsi e il baciar in fronte o sulle guance e mille altri atti sono tutti saluti pe' quali il gesto alla voce si sostituisce? ed il più delle volte non è ancora certo se per dimostrare cbe spessissimo salutandoci fungiamo le veci di semplici automi, o per risparmio di fiato. Comunque sia, e rispettando il bacio amoroso che il padre stampa in fronte o sulle guancie alla famiglia, non che sviscerare e analizzare tutti questi ed altri simili saluti, non ci è neppur consentito additarli dalla concisione al nostro dire prescritta; e solo possiamo notare alcune maniere antiche ed esotiche di salutarsi coi gesti, le quali per la singolarità meritano non essere omesse.
      Si sa come gli abitanti di Palestina e delle terre adjacenti ebbero, da tempo remotissimo, idee esatte di pulitezza e di reciproci riguardi sociali ; sicché salutavano altrui con gran rispetto, incurvandosi fino a terra e adorandolo, abbracciandolo talora, e fra stretti parenti salutandosi col bacio. La Genesi ne porge parecchi esempi di queste varie sorta di saluto. Così Abramo e Lot si prosternano sino a terra per salutare rispettosamente i tre angeli cbe in figura di viandanti ad essi appajono; i fratelli di Giuseppe si prostrano dinanzi a lui e lo adorano; Labano abbraccia e bacia Giacobbe, che dalla Palestina erasi presso di lui recato in Meso-potami a; e Giacobbe anzidetto bacia Rachele che gli era cugina. Questi stessi saluti erano in uso presso tutti i popoli antichi, ne' quali il governo dispotico domandava in moltissimi casi l'adorazione. Taluni li conservammo anche noi, e sono gli abbracciamenti, i baci e simili, ma a questi ne aggiungemmo non pochi, retaggio in massima parte del feudalismo e del predominio spagnolo e francese in Europa.
      Accenneremo per la bizzarrìa loro all'uso dei Giapponesi e di quelli di Astracan di levarsi una pantofola quando vogliono salutare altri; quello dei Lapponi, che per salutarsi si comprimono con forza il naso; de'Neozelandesi e d'altri Oceanici, di fregarsi a vicenda il naso nella stessa occasione; degli Indù, che per darsi il buon giorno, la buona notte o il buon viaggio, si prendono per la barba.
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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