Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ilioSALMASTRA - SALMERON (PADRE) ALFONSO
      quel tempo Io trasse in fin di vita ; ma ristabilitosi, prese a collazionare i preziosi manoscritti della biblioteca Palatina e pubblicò i due trattati del settario Nilo, arcivescovo di Tessalonica, un'opera del monaco Barlaam sulla primazia del papa, e diede una nuova edizione di Floro. Di ritorno a Digione nel 1609, vi si fece ricevere avvocato al Parlamento per condiscendere alla volontà del padre, ma non esercitò mai la professione, dandosi tutto a* suoi lavori d'erudizione, cbe l'obbligarono a parecchi viaggi a Parigi. Nel 1623 prese moglie; il cbe non rallentò per nulla la sua passione allo studio. Bentosto compariva l'opera sua capitale: Piinianee exercitationes in Caii Julii Solini Po-lyhistoria, ecc. (Parigi 1629,2 voi. in foi.). Suo padre volle allora rassegnargli la sua carica di consigliere al Parlamento di Digione; mail guardasigilli Ma-rillac, nemico dichiarato dei protestanti, vi si oppose. Saumaise si consolò dello scacco studiando senza maestro l'ebraico, l'arabo, il cofto ed altre lingue orientali. Nel 1631 i curatori dell'Accademia di Leida gli offrirono il posto già occupato da Giuseppe Scaligero, ch'egli accettò. Di qui ebbe principio la riputazione europea del critico; ma se il suo amor proprio era soddisfatto del successo dei suoi lavori, in ricambio ebbe molto a soffrire pelle molestie suscitategli dal suo collega Daniele Einsio. Di passaggio in Francia nel 1635 , il re e il principe di Condé vollero ritenervelo, ma invano; lo stesso accadde al cardinale Richelieu, e più tardi al cardinale Mazarino. Più fortunata fu la regina Cristina di Svezia, la quale riuscì a trattenerlo un anno a Stoccolma (1650-51), scorso il quale, ritornò in Olanda.
      Oggidì il nome di Saumaise non è quasi più ricordato che per le troppo clamorose discussioni ch'egli ebbe con molti suoi contemporanei, Milton, D. Hérauld, il p. Petau, Daniele Einsio, ecc.; discussioni nelle quali se spesso difetta la logica, abbonda l'erudizione , e specialmente l'acrimonia, talora anche l'inciviltà. La maggior parte delle cinquanta e più opere ed opuscoli suoi pecoano soprattutto per la forma e la disposizione; lo stile ne è in generale assai negletto, il che debbesi attribuire alla fretta con cui li componeva, impiegando egli minor tempo nello stendere la più dotta delle sue scritture, cbe altri nel trascriverla, e non rileggendo r.iai lo scritto. Fra le sue opere citeremo: De usuris (Leida 1638, in-8°); De modo usu-rarum (ivi 1639, in-12°) ; De fcenore trapezitico (ivi 1640, in-120) ; De hellenistica commentarius , perir actans origines et dialectos lingucegrcecce (ivi 1643, in-12°); Mi sceliai Defensiones de varii s observa-tionibus ad jus atticum et romanum (ivi 1645, in-12 ); Defensio regia prò Carolo 1(ivi 1645, in-24°), ristampata nove volte in tre anni ; De re militari Romanorum (ivi 1657, in-4°), ecc. ecc.
      Vedi: Papillon, Biblioth. des auteurs de Bour-gogne, il quale diede le più particolareggiate indicazioni bibliografiche sulle opere di Saumaise — Clément, Vie de Saumaise — Vorst, Oratio in excessum CI Salmasii — Fratelli Haag, France protestante.
      SALMASTRA (marin.). — Pezzo di fune a grossa treccia di filoni per far legature provvisorie.
      SALMASTRARE I VELACCI (marin.). - Fare la c& tarda, coò bozzarne la drizza vicino alla cima del pennone, affinchè sia pronto per venire scro-ciato.
      SALMEGGIO Enea (biogr.). — Detto il Talpino, morto nel 1626 in età avanzatissima, dopo essere stato allievo dei Campi a Cremona, e dei Procaccini a Milano, passò a Roma ove consecrò quattordici anni allo studio delle opere di Raffaello. Mercè questo lavoro assiduo riuscì ad imitarlo nella nettezza dei contorni, la dolcezza del pennello, la disposizione dei panneggiamenti e perfino nella grazia ed espressione delle teste; ma gli rimase ben addietro per la grandezza e l'armonia della composizione. Molti de' suoi dipinti sono rimasti a Bergamo, ma è a Milano che hannosi a cercare i più importanti, quali sarebbero la santa Francesca romana, san Vittore, la Vergine con san Bernardo a San Vittore al Corpo ; il Cristo nel giardino degli ulivi a Santa Maria della Passione ; san Benedetto a San Simpliciano; sant'Agostino a San Marco, e nel Museo di Brera uua Deposizione, una Madonna con san Rocco, san Francesco, san Sebastiano e la Vergine con san Domenico, santa Marta, santa Teresa ed angeli. A Roma la galleria Colonna pos siede del Salmeggio uu Martirio di santa Caterina. I quadri di cavalletto di questo pittore sono divenuti rari, perchè la più parte furono venduti sotto il nome de' più insigui maestri. Ebbe ad allievi la figlia Chiara e il figliuolo Francesco, i quali premerono le sue orme preservandosi dal manierismo.
      Vedi Tassi, Vite dei pittori bergamaschi.
      SALMERON (padre) Alfonso (biogr.). — Uno dei primi discepoli di sant'Ignazio, nacque a Toledo nel mese di ottobre 1515; mori in Napoli il 13 feb-brajo 1585. Dopo ch'ebbe frequentata 1* Università di Alcalà, ed abilissimo si rese nella cognizione delle lingue antiche, si recò a Parigi a compiere gli studii di filosofia e di teologia. Sant'Ignazio concepì presto stima di esso, e malgrado l'estrema sua giovinezza, lo scelse uno de' suoi cooperatori nell'istituzione della sua Società. Salmeron condotto in Italia, vi si segnalò per talento nella controversia ; visitò dipoi l'Allemagna, la Polonia, i Paesi Bassi e la Francia, cercando occasioni di lottare contro i novatori e di combattere le loro dottrine. Il suo zelo fu ricompensato col titolo di nunzio apostolico in Irlanda ; e papa Paolo III lo elesse uno degli oratori della Santa Sede al Concilio di Trento. Allorché l'indebolimento delle sue ' forze non gli permise più di servire la religione , nell'arringo evangelico, dedicò la sua penna a di-fenderla ; e ritirato nel collegio di Napoli, di cui aveva contribuito all'istituzione, diede l'ultima mano I al suo Commento sulle Sacre Scritture. Grandi servizi rese a quelle provincie in cui fu il primo superiore del suo Ordine : finalmente carico d'anni e d'infermità, mori lasciando di sè ottima fama. Oltre a Sermoni (in latino) sugli Evangelii dell'anno, ed al Discorso cui recitò nel 1545 nel Concilio di Trento, egli scrisse dei Commenti, dei Discorsi e delle Dissertazioni sui Vangeli , sugli Atti degli apostoli e sulle Epistole canoniche (Madrid 1547-1602, 16 tomi in 8 volumi in-fol.). Di tale opera, 1 che ornai poco si consulta, vennero fatte parecchiet^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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