Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SALLUSTIO C. CRISPOdel 1065, e continuò a comparire tutte le settimane. L'impresa ebbe dapprima assai grido e favore; ma la critica benché decente e ragionata, cui racchiudeva, sollevò la moltitudine degli autori. Essendosi il Nunzio del papa presso la Corte di Francia lagnato d'un articolo sopra l'Inquisizione, Sallo perdette il suo privilegio, poi rifiutò di ripigliare il giornale assoggettandosi alla revisione d'un censore. Il privilegio fu dato allora all'abate G. Gal-lois. Sallo aveva di fresco ottenuto dal ministero delle finanze un impiego pér cui avrebbe potuto ristorare le proprie sostanze minorate per la sua soverchia cortesia, quando morì di apoplessia. Si hanno di lui alcuni opuscoli composti per invito di Colbert, fra i quali citeremo: Traité des légais à latere, stampato in seguito all'opera Origine des cardinaux du Saint-Siège (Colonia) [Parigi] 1665, 1669, in-12°); Des noms et surnoms ; Mémoire sur la question de savoir si Von doit nommer la reine, Marie Thérèse d'Espagne, ou bien Marie Thérèse d'Autriche, inserita nel tomo ni del Recueil de pièces d'histoire et de littérature, per Granet. Sallo lasciò una raccolta manoscritta di note ed estratti in 9 voi. in-fol., di cui 7 sopra la storia e 2 di miscellanee. Esso non aveva pubblicato che i tredici primi numeri del Journal des savants. Non ò da tacere il seguente atto del consigliere Sallo, la cui bontà eguagliava il potere. Assalito, durante la carestia di Parigi nel 1662, in un viottolo remoto, da un infelice che gli domandò la borsa, esso la diede e fece seguire il ladro dal suo servo, che lo vide comperare un pane in una bottega e tosto portarlo ai suoi figli affamati. Il giorno dopo Sallo recossi al domicilio di quell'uomo, che a prima giunta si credette rovinato. Era esso un povero calzolajo seuza lavoro, carico di numerosa famiglia. « Rassicuratevi, gli disse Sallo, io non vengo per la vostra perdita; eccovi trenta doppie che io vi dono; comperate cuojo e lavorate, poi date pane ai vostri figli ».
      SALLUSTIO C. Crispo (C. Sallustius o Salustius Crispus) (biogr.). Apparteneva ad una famiglia plebea, e nacque nell'86 av. Cr., l'anno in che Mario morì ad Amiterno nella regione dei Sabini. Intorno l'età di ventisette anni, come dicono alcuni, quantunque il tempo sia incerto, fn fatto questore, e nel 52 av. Cr. tribuno della plebe. Nel 50 i censori Appio Claudio Pulcher e L. Calpurnio Pisone espulsero Sallustio dal Senato (Dion. Cass., xl, 63) per essere stato sopraccolto, secondo che narrasi, in atto di adulterio con Fausta, figliuola del dittatore Siila e moglie di T. Annio Milone. Dicesi che il marito picchiò di santa ragione Sallustio, e noi lasciò che mediante lo sborso di una somma (Var-rone citato da Gellio, xvn, 18). Egli apparteneva alla fazione di Cesare, e lo spirito di parte può aver mosso i censori, dacché l'imputazione di commercio adultero, anche severa, non sarebbe stata in quel tempo motivo bastevole per una nota censoria. Sallustio fece nel suo tribunato un attacco violento su Milone per la faccenda di Clodio, ma ponnovi essere state altre cagioni per la sua nimi-cizia oltre la supposta ripassata che avea ricevuto du Milone. L'atto adultero fu commesso naturalmente prima del 52, e Sallustio fu eletto tribunodopo l'affare. Checché ne sia, dopo la sua espulsione dal Senato nulla più udiamo di lui per qual. che tempo. L'autore ignoto della Declamatio in Sallustium (c. v, vi) accenna meramente che egli può essersi recato da Cesare nella Gallia; ma siffatto accenno da persona ignota non vai culla.
      Nell'anno 47 era pretore eletto, e ristabilito per tal modo nel suo grado (Dion. Cass.. mi, 52). Per poco non perdé la vita in un ammutinamento di alcune delle schiere di Cesare nella Campania, condotte )à per passare in Africa (App., Bell, ttv., il, 92). Ei stesso portò la nuova dell'atto riottoso a Cesare in Roma, e fu colà seguitato dai soldati ammutinati, che Cesare rappaciò. Dipoi accompagnò Cesare nella guerra'africana nel 46av.Cr. (Bell. Afric., c. vili, 34), e fu inviato all'isola Car-cina (le isole Karkenna sulla costa di Tunisi) a raccogliere provvigioni per Cesare. Questi lo lasciò in Africa come governatore di Numidia, nel quale ufficio é accusato di aver oppresso il popolo e di essersi arricchito con mezzi ingiusti (Dion. Cass., xini, 9, e le note di Reimaro). Accusato di mala amministrazione davanti a Cesare, non pare fosse sottoposto a processo. L'accusa fu confermata in parte dal fatto ch'ei divenne immensamente ricco, come si parve dai giardini dispendiosi che costruì (horti Sallustiani) sul Quirinale. Conghietturasi che l'attacco di Leuneo, liberto di Pompeo Magno, è l'autorità pei racconti scandalosi contro di lui (Svet, De illustr. gramm., 15) ; ma non è la sola autorità. Sallustio si ritirò nella vita privata dopo il suo ritorno dall'Africa, e passò tranquillamente il periodo agitato dopo la morte di Cesare. Egli morì nel 34 av. Cr., circa quattro anni prima della battaglia d'Azio. La storia ch'ei sposò la moglie di Cicerone, Terenzia, è improbabile (Drumann, Ges-chichte Boms, voi. vi, p. 693).
      11 carattere di Sallustio fu argomento di viva discussione fra i dotti, alcuni dei quali tentarono purgare la sua memoria da imputazioni scandalose. Che un partitante, come Sallustio, e ricco uomo in giunta debba aver avuto molti nemici, è chiaro per sè, e naturalmente può anche aver avuto dei detrattori. Ma tentar decidere dei meriti reali del suo carattere e del grado de' suoi demeriti con le prore che abbiamo, è industria puerile. Basti osservare che Dione Cassio ritrae sempre un uomo-più cattivo che può. Il darsi cbe fece a tutt'uomo alle lettere è, alla men trista, un argomento in favore dell'ultima parte della sua vita.
      E' non fu probabilmente che dopo il suo ritorno dall'Africa che scrisse le sue opere storiche. Il Ca-tilina o Bellum Catilinarium è un' istoria della cospirazione di Catilina durante il consolato di Cicerone (63 av. Cr.). L'introduzione a questa storia, lodata da alcuni critici, non è che un debole tentativo rettorico per rappresentare la parte di filosofo e moralista. L'istoria però è pregevole, e l'accusa che Sallustio attenuò i servizi di Cicerone non è sostenibile. Egli era spettatore vivente degli avvenimenti che descrive, e ponendo mente che non era amico di Cicerone ed era partigiano di Cesare, scrisse con imparzialità. Le orazioni che innestò nella storia sono certamente sua fattura, ma possiamo ammettere che l'orazione di Cesare esistesset^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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