Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SALERNOsolfo, tuttora bambino. Questi, fatto maggiore, intraprese con un esercito numeroso a difeudere i principi di Benevento e di Capua contro il pontefice Giovanni XII, e di poi coutro Ottone il Grande. Accordò egli amichevole ospizio a Landolfo, figlio di Ateuolfo II, principe di Benevento, già spogliato dei suoi Stati; ma fu corrisposto da lui con un tratto della più nera ingratitudine, avendo egli per sorpresa caricato di ferri il suo benefattore per torgli il principato. Nondimeno venne ristabilito sul trono da Pandolfo Testa di Ferro, nuovo principe di Benevento, al cui figliuolo Pandolfo II, Gi-solfo per gratitudine lasciò i suoi dominii. Pochi anni dopo Pandolfo ne fu cacciato da Mausoue III duca d'Amalfi (aun. 981) che s'impadrouì del principato di Salerno, e l'occupò per due anni unitamente a suo figlio Giovanni I, protetti dall'imperatore Ottone II. Nel 983 Giovanni II, figliuolo di Lamberto, della stirpe dei duchi di Spoleto, ebbe il principato di Salerno in compagnia del suo primogenito Guido, ed essendo questi premorto al padre, il secondogenito venne associato al governo, e reguò col nome di Guaimaro III. Sotto il regno di questo principe, nel 994, irrompendo i Saraceni e minacciando la città, si videro comparire quei primi Normanni, avventurieri, che rassicurarono i Salernitani dallo spaveuto, e piombarono sui Musulmani, facendone orrenda strage. Ricompense, onori, dovizie furouo profusi a larga mauo a quei valorosi, i quali pure si invitarono a fermare stanza in quella coutrada e ad attirarvi altri prodi loro conuazionali. Dal quale aneddoto derivarono poi quelle conquiste, ch'ebbero termine colla fondazione della monarchia napoletana. Guaimaro IV trovò il paterno retaggio in fiore, nè più temendo i domi Saraceni, nè i Greci indeboliti, con la protezione degl'imperatori occidentali, e col braccio degli ausiliarii Normanni, ampliò la longobarda potenza, aggiungendo ai suoi Stati il principato di Capua, il ducato di Sorrento e la repubblica amalfitana. Sulla Calabria e nella Puglia estese poi le sue conquiste ; ma ebbero sollecito termine i suoi trionfi, perocché l'imperatore Eurico III obbligollo a rendere Capua; e gli Amalfitani, macchinando vendetta, giunsero a far trucidare il principe stesso a colpi di pugnale. Punì Gisolfo li, figlio di lui, l'assassinio del padre, e, assistito dai Normanni, espugnò Amalfi, e quaranta patrizie teste di cospiratori caddero sotto la scure. Strinse Gisolfo cognazione col celebre normauuo Roberto Guiscardo, dandogli la propria sorella Sigeldaita iu isposa; e molto divenne accetto al pontefice Gregorio VII. Gonfio di siffatte protezioni e fattosi orgoglioso, irritò con duri modi i suoi sudditi, e gl'iuaspriti Amalfitani invocarono la mediazione dello stesso Guiscardo, cognato del principe. Del che Gisolfo iudiguato, venne ad aperta guerra col Normanno, il quale dopo un assedio di quattro mesi entrò vincitore in Salerno. Dopo altri 32 giorni si arrese anche Gisolfo riparatosi nella cittadella, e cosi Roberto si appropriò il principato, discacciandone il legittimo regnante, il quale terminò i suoi giorni governando in nome del papa un distretto uella Campagna di Roma. In tal guisa ebbe fine la serie dei principi salernitani; ed il gran conte Ruggiero unì poi que-
      sta regione ai suoi vasti dominii. Il titolo di pnn cipato rimase nondimeuo a Salerno, e ai c-.otano sedici gentiluomini investiti poi di questo feudo nella posterità di Tancredi.
      Nell'anno 1269 Salerno entrò nel regio demanio, e Carlo I d'Angiò ne fece donazione al suo primogenito Carlo, secondo di questo nome , con titolo di principe , adottato poi, e ritenuto sempre dai secondogeniti delle Case regnanti del Napoletano'
      Antonio Colonna, nel 1423, con titolo anche di principato, ma feudale, ne ottenne l'investitura, già concessa nel 1419 a suo zio Giordano Colonna da Giovanna seconda. Dopo la congiura dei Baroni, ordita in Salerno, il feudo passò a Raimondo Orsino, e da costui al figlio Felice, che ne fu privato anche per delitto di fellonia. L'anno 1461 ne vennero investiti i Sanseverineschi, e propriamente Roberto, conte di Marsico, il quale, alla sua volta, anche lo perdette perchè dichiarato ribelle. Filippo Il vendè Salerno a Nicola Grimaldi, l'anno 1572, e restò in quella famiglia fino a cbe nel 1632 là città non si ricomprò. Ritornata così di regio - demanio, vi si mantenne fino agli ultimi tempi.
      Salerno segui le sorti del già reame napolitano, ed entrò nella famiglia italiana nel 1860.
      La fede cristiana fu predicata in Salerno nei primi secoli della Chiesa. Presto vi fu eretta la sede vescovile, e il primo vescovo di cui si abbia notizia storica òS. Boiioso, vissuto verso la fine del secolo v. Dopo si annoverano Alterio, S. Gaudioso, Rodoperto, Bernardo, e un altro Bernardo, sotto cui avvenne la traslazione del corpo di S. Matteo. Papa Giovanni XIV, uell'anuo 986, ad istanza di Giovanni, principe di Salerno, eresse la sede in metropoli sulle chiese di Pesto, Acerenza, Nola, Bisiguano, Malveto e Cosenza, e gli diede un tale Amato per arcivescovo. Questa prerogativa fu di seguito confermata dal papa Giovanni XV , onde errò il Sigonio, il quale asserì che Salerno fosse eretta in metropoli soltanto nell'anno 1099 dal pontefice Sergio IV. Altri Buffraganei furono i vescovi di Conza, Pesto, Melfi, La Cava, Lavello e Nola. In appresso il vescovato di Pesto fu unito a quello di Capaccio, quelli di Melfi, Lavello e B signano resi dipendenti immediatamente dalla Santa Sede, e quello di Nola diveuue suffraganeo di Napoli. Uua parte del territorio, distaccata nel 1066, formò la diocesi di Sarno, sotto Riso che ne fu primo vescovo. Tre altri vescovati furouo eretti in metropoli, Cosenza, Acerenza e Conza. L'arcivescovo di Salerno ebbe una distinzione, che non era stata accordata a verun altro de' metropolitani suoi vicini; egli fu decorato da papa Urbano 11 del titolo di Primate di tutta la Lucauia, con una bolla datata da Salerno nel luglio 1098, concessa la prima volta ad Alfano li. Fra gli arcivescovi di Salerno si ricordano i due Romualdi Guarna, Nicola d'Ajello, Cesario d'Alaguo, Matteo della Porta, grande umico di S. Tommaso d'Aquino, Giovanni d'Aragona, figlio di re Ferdinando, poi fatto cardinale da Sisto V, Federigo Fregoso, fratello di Ottavio, doge di Venezia, ed il famoso Girolamo Seripando.
      Alla porta occidentale di Saleruo vi è una fonte che dà acqua salina acidula ; è limpida, trasparente, assai fredda, di sapore acido e di odore piccante.
     
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Benevento Capua Giovanni XII Ottone Landolfo Ateuolfo II Benevento Stati Pandolfo Testa Ferro Benevento Pandolfo II Gi-solfo Pandolfo Mausoue III Amalfi Salerno Giovanni I Ottone II Giovanni II Lamberto Spoleto Salerno Guido Guaimaro III Saraceni Normanni Salernitani Musulmani Saraceni Greci Normanni Stati Capua Sorrento Calabria Puglia Eurico III Capua Amalfitani Gisolfo Normanni Amalfi Gisolfo Roberto Guiscardo Sigeldaita Gregorio VII Amalfitani Guiscardo Gisolfo Normanno Salerno Gisolfo Roberto Campagna Roma Ruggiero Salerno Tancredi Salerno Carlo I Angiò Carlo Case Napoletano Colonna Giordano Colonna Giovanna Baroni Salerno Raimondo Orsino Felice Sanseverineschi Roberto Marsico Salerno Nicola Grimaldi Salerno Chiesa Alterio S. Gaudioso Rodoperto Bernardo Bernardo S. Matteo Giovanni XIV Giovanni Salerno Pesto Acerenza Nola Bisiguano Malveto Cosenza Amato Giovanni XV Sigonio Salerno Sergio IV Buffraganei Conza Pesto Melfi La Cava Lavello Nola Pesto Capaccio Melfi Lavello Santa Sede Nola Napoli Sarno Riso Cosenza Acerenza Conza Salerno Urbano Primate Lucauia Salerno Alfano Salerno Romualdi Guarna Nicola Ajello Cesario Alaguo Matteo Porta S. Tommaso Aquino Giovanni Aragona Ferdinando Sisto V Federigo Fregoso Ottavio Venezia Girolamo Seripando Saleruo Matteo Tommaso