Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      SALERNO
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      Giunone Lucina; ed anche ad Augusto, con un Col- ! legio di Seviri Augustali. Anzi è da credere cbe vi fosse altresì un Circo o Anfiteatro, se merita fede un' iscrizione, in cui si accenna ad un tal Leonzio, editore di giuochi, ed alle sue fiere libiche.
      Nella guerra sociale fu presa dal generale sannita C. Papio (Appian., B. C., i, 42), ma questa è la sola occasione in cui il suo nome è mentovato nella storia. Al tempo delle persecuzioni del secondo Triumvirato, in Salerno riparò que) Lucio Plazio Planco, che, uso a coprirsi di unguenti e e balsami odorosi, veniva dal loro profumo scoperto in una grotta, ove erasi rifugiato. Orazio allude ad essa come luogo di clima mite, prescrittogli dal medico Musa per risanare da un'oftalmia, in luogo di B»ja, ove il Venosino dimorava (Hor., Ep., i, 15, 1). Salerno continuò ad essere città municipale di qualche considerazione sotto l'Impero romano, e come rileviamo dalle iscrizioni, riportate dal Muratori, ed illustrate dal Ventimiglia, e conservò il titolo di colonia sino ai tempi di Tiberio (Plin., in, 5, s. 9; Ptol., ni, 1,, 7; Itin. Ant.,; Tab. Peut.; Mommsen, Inscr. R. N., pp. 9-12). Da due altre iscrizioni, presso lo stesso Ventimiglia, appare che fu sede del Correttore dei Lucani e dei Bruzii, e vi si fa menzione di un Amnio Vittorino, vissuto tra la fine del secondo ed il principio del terzo secolo dell'E. V.; e di un Alpinio Magno, tra il 323 ed il 328 sotto Costante e Costantino. Ma e' non fu cbe dopo la conquista lombarda che divenne una delle città più floride in quella parte d'Italia, co-talchè Paolo Diacono l'annoverò con Capua e Napoli fra le opulentissima urbes della Campania (P. Diac., Hist. Lang.y ir, 17). Essa conservò questa floridezza molto avanti nei bassi tempi, e fu specialmente rinomata per la scuola di medicina sotto il nome di Scuola Salernitana (V.), per molto tempo la più celebre d'Europa.
      L'antica città, come riferisce Strabone (v, p. 251), sorgeva sur un colle a qualche distanza dal mare, e ciò è confermato dagli scrittori locali, i quali riferiscono cbe molti avanzi antichi furono rinvenuti sulla collina cbe sta a ridosso della città moderna ; ma ora più non esistono ruiue, o almeno non se ne veggono, nè se ne fanno ricerche (Romanelli, voi. ni, p. 612). Dalle falde di questa collina una pianura, una volta maremmosa, si stende senza interruzione fino alla foce del Silaro, e tutto pare compreso nel territorio municipale di Salerno, dacché Lucano parla del Silaro come lambente le terre eulte di quella città (Lucan., u, 425).
      Allorché, dopo le gotiche e le vandaliche irruzioni, pose in questa regioue radice la potenza longobarda, fu Salerno una delle piazze più considerabili cbe si comprendessero nel ducato e quiudi nel principato di Benevento. 11 principe Arigiso II vi si fortificò coutro i Franchi, e mancaudo questi di forza marittima, egli vi rimase in salvo; e sebbene ei fosse costretto nel 782 a dichiararsi vassallo di Carlomaguo, tenne sempre le parti degl'imperatori greci, ed aspirò sino alla morte a scuotere ogni straniera soggezione. Grimoaldo, secondo figlio di Arigiso, e terzo principe di tal nome, il quale era stato in ostaggio alla Corte di Carlo, ebbe il principato sotto certe condizioni, e si tenne con diguità
      ! sul trono a fronte degli attacchi dei Franchi; ma morto senza prole, gli Buccesse Grimoaldo IV, già suo ministro dell'erario, e questi peri violentemente per congiura di Radelgiso, conte di Couza, e di Sicone, ricco patrizio di Spoleto, al quale, trovandosi in disgrazia del re Pipino, aveva il principe offerto asilo ed onori, nominandolo castaido di Acerenza. Sicone divenne principe di Benevento, e ne ampliò colle conquiste il territorio, comprendendovi Napoli. Lasciò egli due figliuoli: il primogenito Sicardo esercitò violenze tali nel suo regnare, cbe il popolo in un ammutinamento gli tolse la vita, nell'anno 839. Avvenne allora lo smembramento del principato di Benevento. Fu nella metropoli acclamato un certo Radelgiso, tesoriere di Sicone, diverso da quello ch'era conte di Conza; Salerno e Capua si dichiararono indipendenti; e Siconulfo, germano di Sicone, che gemea per la fraterna gelosia nelle carceri di Taranto, ne fu tratto ed acclamato principe di Salerno. Lodovico II, imperatore e re d'Italia, si fe' mediatore per istabilire un trattato, che si pose fra i due principi di Benevento e di Salerno in osservanza. Dopo undici anni di regno, trasmise Siconulfo il potere a Sicone suo figliuolo ancor fanciullo, commettendo la reggenza a Pietro suo padrigno, durante l'età minorenne del giovane principe. Ma Pietro da prima si fece a questo collega nella sovranità; quindi si associò il proprio figliuolo Ademaro, allontanando Sicone sotto colore di educarlo alla Corte del prefato imperatore Ludovico ; ma invece il confinò in un solitario castello (anno 861) dove lo fece morire di lento veleno. Ademaro ebbe solo il comando dopo la morte di Pietro suo genitore ; ed il fratello suo, che parimente cbiamavasi Pietro, venne eletto arcivescovo di Salerno. Una congiura fomentata dai couti di Capua confinò Ademaro in una oscura prigione, ove Guaifero, succedutogli nel principato, lo privò della vista. Il novello sovrano alloutanò col valore delle sue armi i Saraceni, cbe furiosamente irrompevano; e memorando ò l'assedio che con intrepidezza sostenne nell' 872 , e onde fu liberato con l'ajuto dell'imperatore Lodovico II e del principe di Benevento. Ed Abdila, loro re, cacciato da Bari fuggì anche da Salerno senza aver fatto preda. A Guaifero successe suo figliuolo Guaimaro I. cui i Musulmani molto travagliarono, essendo debole l'assistenza cbe davangli i Carlovingi di Francia, per lo che dovette ricorrere agl'imperatori greci. Ma fu presto nella necessità di far eausa comune col duca di Spoleto per discacciare quegli stessi Greci che aveva chiamati in suo ajuto, acciò non fosse vittima della sua perfidia. Adelferio, castaido di Avellino, violando turpemente l'ospitalità, cavò gli occhi a Guaimaro, cbe per una notte aveva preso albergo nel suo castello: e sebbene il cieco principe rientrasse nei proprii Stati, talmente i suoi sudditi inasprì con gli atti di crudeltà a cui abban-donossi, che venne deposto e soprannominato di mala memoria. Guaimaro li, figliuolo di lui, già associato al principato , vi si sostenne , mentre il padre terminava la vita in ceppi nella chi esa di San Massimo, ed a lui , per distinguerlo, fu dato il soprauuome di buona memoria. Ebbe per altro breve ed oscuro reguo, cui lasciò al figlio suo Gi-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 3)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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